La bizzarra giornata di Betty Boops

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    Centurione

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    La bizzarra giornata di Betty Boops
    Boops era davvero il suo cognome derivato da Alastair Cameron Alfano Boops, suo padre, uno dei maggiori produttori di musica in America conosciuto anche come designer di cuscini con spartiti musicali nascosti dentro e per essere amante dei glitter. Ma naturalmente a lui piacevano solo le donne e solo quelle più stravaganti come sua moglie, Charley Etta Octavia Zhunger in Boops. Era una cantante davvero originale e tutte le mattine Betty, o meglio Elizabeth Dakota Brittany Boops, si svegliava con una sua canzone registrata sul cellulare.
    Era meglio della sveglia con il canto del gallo regalata a Betty dalle sue zie Altamira ed Esmeralda che vivevano in campagna. Almeno con la voce della madre non si ritrovava pulcini ovunque, quelli che c’erano abitavano nei vestiti di Betty.
    Lei aveva un ordine creativo: le magliette sopra le sedie, i pantaloni appesi ai muri della camera, le gonne e la biancheria intima nell’armadio, le calze sui due grandi caloriferi della sua camera. Quando da New York si era trasferita a Los Angeles, non aveva badato a spese e quella sera si era placidamente addormentata nel suo letto tutto bianco. Era bianco perché Betty aveva i capelli rossi e credeva molto nell’accostazione cromatica. Aveva le pareti di colore blu e tanti tappetti azzurri sopra. C’erano anche poster di cielo stellato, nessun colore tipo marrone o giallo poteva entrare in quella stanza che aveva adibito a suo luogo di riposo.
    Betty aveva pigiami dai colori delicati tipo rosa o lilla per non rovinare l’armonia cromatica del letto. Comunque il giorno dopo si svegliò alle nove perché alle dieci aveva lezione all’università degli inventori di New York. A differenza dei nonni e genitori, Betty aveva una mente scientifica ma creativa al tempo stesso come aveva dimostrato fin dai suoi undici anni creando un spara-fagioli contro i bulli aiutando così i suoi compagni presi di mira oltre che lei stessa.
    Durante gli anni aveva inventato varie cose tanto da spingere i suoi genitori a iscriverla all’UI ovvero Università per Giovani Inventori per offrirle un’esperienza più varia possibile. A d avere accesso nel campo dello spettacolo era il fratello di Betty. Samuel Alfano Derek Boops, cantante in erba che coltivava davvero le sue canzoni in apposite serre e frequentava il liceo. Betty aveva inventato per lui un amplificatore di voce che li aveva procurato il suo primo contratto discografico, ma torniamo a lei.
    Dopo una veloce colazione a base di pancake con marmellata e carote, la ragazza scelse un vestito uniforme giallo a strisce nere dalla sua collezione di vestiti lunghi per tutte le stagioni. I capelli li aveva tagliati sopra le orecchie, una pettinata con gli aculei del suo istrice domestico, Geromino, ed era a posto.
    Per andare all’università aveva la sua Bet-Mobile ossia una macchina giocattolo fucsia che aveva ingrandito fatta di stoffa, il suo garage era il salotto nei toni della terra.
    Funzionava come una normale auto grazie alle ruote attaccate con la colla, Betty disse a Geromino che sarebbe tornata quel pomeriggio poi aprì la porta, salì sulla Bet-Mobile, la chiuse e puntò all’università.
    Non era molto distante da casa sua, per fortuna quindi ci arrivò in poco tempo. Scese dalla Bet-Mobile e vide subito Harriett, la sua migliore amica nonché la versione umana e femmina del gatto Salem di Sabrina vita da strega.
    -Ciao, Betty, come va? Ho passato tutto il weekend a inventare un macchiattore, ecco-e lo mostrò all’amica.
    Era un oggetto simile a un deodorante spray con dentro del liquido colorato.
    -Per fare macchie sui vestiti e sui fogli bianchi. Non vedo l’ora di mostrarlo al professor Rett.-
    Harriet aveva sempre una cotta o un interesse particolare per dei ragazzi cui mostrare le sue invenzioni e look sempre un po’ provocanti.
    -Basta che non lo spruzzi sui suoi vestiti. Ciao,Verity.-
    Betty aveva appena visto l’altra sua migliore amica una bambola umana creata in laboratorio e mandata all’università. Era davvero particolare essendo asessuale e asessuata, in teoria. A differenza di tutte le altre bambole aveva anche un cervello autonomo e pesante.
    Sorrise a Betty e Harriet incedendo nelle scarpe nere, la raggiunse il loro amico Freddy che aveva una cotta per lei.
    Chiaccherono un po’ poi si avviarono verso l’aula di Materiali per invezioni,una delle materie preferite di Betty, dove incontrarono Justin .Betty baciò Justin e sentì l’irresistibile sapore del cavolo che il suo ragazzo aveva mangiato per colazione. Dopodiché Freddy disse:-ho perso il mio fazzoletto da taschino azzurro a macchie viola, uno dei pezzi forti della collezione dei miei genitori .Justin, non mi hai fatto uno scherzo senza dirmelo, vero?-
    -Non sapevo neanche c’è l’avessi stamattina, in tasca non si vede.-
    A Betty piacevano molto le indagini infatti ogni volta che qualcuno non riusciva a trovare qualcosa, si rivolgeva a lei e la lezione le diede la giusta ispirazione per risolvere il problema di Freddy. Aveva costruito invenzioni con quasi ogni materiale esistente quindi chiese alla professoressa se si potevano usare i fazzoletti per le invezioni.A quanto pare sì e in quel momento Betty sospese la lezione chiedendo di vedere le invenzioni dei compagni.
    Katy, appassionata di fantascienza, aveva costruito un’astronave che si attivò. Lei e Justin ci si ritrovarono sopra mentre Betty pensava a un modo per raggiungerli. Ebbe un’idea quindi lei,Harriett,Freddy e Verità si ritrovarono in cortile.
    -Freddy, i tuoi devono avere un tappetto elastico da qualche parte. VAi casa e cercarlo.Harriett,spero che Leo abbia ancora la palla. Ci voglio fare un salto sopra così ritroverò Justin e Katy. Vi presto la Bet-Mobile –disse dando loro le chiavi.Verity tenne l’invenzione di Harriet in mano.
    In attesa, Betty si esercitò a saltare come aveva visto fare a suo fratello nei balletti e Verity le dava un parere.
    I due amici arrivarono dopo due ore quando Betty era stata spedita in classe.Harriett si slacciò il secondo bottone della camicetta mentre spiegava la situazione al professor Rett che si offrì di dare tutto l’aiuto possibile.
    Betty andava in cortile facendo rotolare la palla mentre seguiva Verity ,che era molto forte fisicamente e portava lei il tappetto.
    Una volta trovato un angolo lontano da occhi indiscreti, appoggiarono il tappetto elastico a terra con la palla sopra.
    Freddy e Verity augurarono buona fortuna a Betty che prese lo slancio e si buttò nello spazio.
    Atterrò su un morbido cuscino rosa e alzandosi vide cose di ogni colore che costituivano il terreno insieme a un cielo bianco come la neve. Poco lontano vide Justin e Katy parlare con alcune creature colorate. Andò fino a lì, dove si camminava su delle lattine.
    -Quindi non avete preso un fazzoletto azzurro macchie viola?-stava chiedendo Justin a un omino bianco .
    -Noi prendiamo solo cose a tinta unita, non sappiamo cosa farcene delle macchie,-rispose quello .Betty si palesò poi andarono tutti insieme verso l’astronave.
    Katy era un’ottima guidatrice e si ricordava la strada così tornarono sulla terra senza problemi. Espresse il desiderio di tornare a trovare il popolo dei colori, come si chiamavano e tutti furono d’accordo .
    Una volta all’università si dedicarono a indagare sul fazzoletto di Freddy e siccome tutti stavano andando a casa, decisero di rimanere. Organizzarono una ricerca a coppie mentre Harriet li salutò perché doveva farsi una doccia.
    Justin e Betty trovarono il fazzoletto di Freddy nell’aula del signor Rett, per terra. Il professore arrossì e balbettò-sì, è scivolato dalla tasca di Harriet mentre passava davanti alla cattedra per. Ehm, temperare la matita.-
    -Allora devo ringraziare Harriet-disse Freddy. –Già e consegnatele questo –disse il professore dando loro un biglietto .
    Usciti dall’università Freddy decise di offrire la cena a tutti, persino a Katy, nel ristorante specializzato in abbinamenti dolce-salato vicino alla scuola. Proposta che fu accolta con molto entusiasmo e da quell’avventura Katy divenne loro amica.
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    Ok, Maggie, un momento...
    C'è una concatenazione di eventi autoconclusivi che non mostrano un'unitarietà scenica. In pratica uno si chiede fino a tre quarti del racconto cos'è ciò che vuole mostrargli l'autore... rendendosi poi conto che è già arrivato al cuore della trama senza accorgersene.
    Ogni storia ha un nucleo portante. Da questo nucleo si dipana l'introduzione, che contribuisce a rendere l'atmosfera e farci calare il lettore; c'è una parte centrale, che è prettamente narrativa e mostra in toto gli accadimenti che sono nella mente dello scrittore fin dall'inizio e sono il motivo per cui egli scrive; c'è poi una conclusione.
    Il grosso problema di questo racconto è che abbiamo per più di metà lunghezza un'introduzione dettagliatissima di lati della vita di Betty che non centrano con la trama centrale. In linea di massima conviene sempre mantenersi attinenti al cuore della narrazione e inserire solo gli elementi che servono a quel fine. Il resto è solo una distrazione per il lettore, almeno nei racconti brevi come questo.
    Altro aspetto che mi ha lasciato perplessa: in molti passaggi manca la logica di quel che succede. Parte come un racconto biografico surreale ma relativamente realistico, per poi approdare a una specie di Wanna-be-Orlando-Furioso fantascientifico.
    Se fosse una fiaba, sorvolerei sulla mancanza di connessione logica ma ti rimbeccherei sullo stile, che non è da fiaba ed è confusionario; se fosse un racconto per adulti, allora nessuno ti toglierebbe un rimbrotto sulla connessione logica.
    Tirando le somme, ti consiglierei di raccogliere le idee e svilupparne solo UNA centrale. Da quella centrale far derivare introduzione e conclusione, sviluppandola in tutti i suoi aspetti. Buttare troppa carne al fuoco o fare un minestrone non è conveniente in un racconto breve: mantieni la bussola e amplia solo UNA idea.
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    Centurione

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    Dopo il commento esaustivo di Night, il mio probabilmente è superficiale, scritto sopratutto per dimostrare che ho letto anche io ciò hai scritto, comunque confermo quel che ha detto lei: c'è davvero troppa confusione.
     
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2 replies since 22/2/2018, 18:23   165 views
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