FALLOUT: Lakelurk

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    Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

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    Grazie dei consiglio, FGBDU! Cercherò in futuro di variare i termini.


    LE MONTAGNE




    Era mattina e il sole si era innalzato da poco in cielo, illuminando il deserto sconfinato del Mojave. Alcuni suoi raggi penetravano debolmente dentro l'edificio. Il dottore si era svegliato prima dei mercenari e già preparava le sue cose per il viaggio.

    Il corriere e Ginevra erano rimasti per tutto il tempo all'ingresso, senza fiatare. Dopo un po la donna si alzò e si diresse verso la stanza in cui aveva nascosto il suo zaino. Il corriere rimase immobile.

    Dopo qualche secondo il capo mercenario si alzò, gridando ai suoi uomini di svegliarsi e di prepararsi per il viaggio. Era infuriato per il fatto che il dottore si era in piedi prima di lui.

    Passarono 30 minuti quando tutto il gruppo uscì dall'edificio. Il cecchino raggiunse la sommità di una roccia e scrutò l'orizzonte. Non vedeva nessuno, se non innumerevoli sassi. Fece cenno al gruppo di continuare.

    Il corriere avanzava assieme a Ginevra e il capo gruppo all'inizio della fila, mentre il dottore era scortato dal resto dei mercenari. Il cecchino gli affiancava sui lati, spostandosi da roccia a roccia.

    Tutto sembrava tranquillo. Un leggero venticello dava un po di vita a quel deserto sconfinato. Il dottore si affiancò al Corriere.

    << Scusami >> esordì il dottore, catturando l'attenzione del corriere << Il covo dei Lakelurk dista a due chilometri da qui. Se proseguiamo ancora per questa strada, faremo tutto il giro. Forse è meglio prendere una strada secondaria che passa per le montagne >>

    << Lo so bene >> rispose il corriere << Ma sai almeno chi abita sulle montagne? >>

    Il dottore scosse la testa.

    << I supermutanti! >> sottolineò il corriere, indicando le montagne alla sua destra << Faremo meglio a evitarli. Non voglio correre il rischio. Meglio proseguire con calma senza buttarci nella fossa dei leoni >>

    Il dottore rimase in silenzio. Prima di giungere nel Mojave non sapeva che sulle montagne si fossero insediati i supermutanti. Aveva sentito parlare di loro, li aveva anche visti, ma non credeva che si fossero proprio lì. Le sue ricerche erano una priorità assoluta e voleva finirle al più presto. Passare tra le montagne, per raggiungere il covo dei Lakelurk, era una scelta che doveva fare. Aveva perso fin troppo tempo in questi mesi e non voleva perderne dell'altro.

    << No! >> disse il dottore poco dopo. Il corriere lo guardò stranito << Dobbiamo passare da quelle montagne. Sono io che vi pago e di conseguenza sono io ad avere l'ultima parola su dove andare >>

    << Davvero vuoi complicarti la vita? >> sorrise il corriere << Lo sai che finiresti per diventare il pranzo di qualche centauro? >>

    << Correrò il rischio >> rispose il dottore serio << Vi pago per proteggermi. Quindi esigo protezione da voi >>

    << D'accordo. Andremo sulle montagne >>

    Ginevra, che aveva ascoltato tutto il discorso, non disse nulla. Per lei fare un po di tiro al bersaglio era sempre divertente e fracassare la testa dei supermutanti lo era ancor di più. Odiava quei mutanti. Ne aveva uccise a bizzeffe, anche solo per divertimento. La loro stupidità la irritava. Quando qualcuno offriva del lavoro che richiedeva l'uccisione dei supermutanti da un luogo, lei era sempre la prima che si faceva avanti. Nessuno osava accettare quell'incarico. I supermutanti erano molto forti con le armi bianche, ma anche con le armi molto pesanti: mitragliatori a canne rotanti, fat man e altro. Per lei era quasi un hobby farli fuori. Molte persone importanti nel Mojave, quando avevano problemi di questo tipo, si rivolgevano sempre a lei. Aveva sempre un pallottola per ogni testa di supermutanti.

    Il capo mercenario invece, li temeva. Non era roba per lui e il suo gruppo. A dir la verità li aveva sempre evitati. Era abituato a compiti meno impegnativi. Scortare carovane, uomini o ripulire luoghi infestati dai predoni e altra feccia simile. Gli scontri a fuoco erano sempre gli stessi, ma mettersi contro i supermutanti equivaleva a un suicidio. Odiava i supermutanti. Era un odio assai radicato. Quella razza andava sterminata. Quasi tutta la popolazione del Mojave la pensava come lui.

    Il gruppo deviò il percorso e si diresse verso le montagne, percorrendo una stradina sterrata. Il cecchino andò in avanscoperta, nel mentre tutti gli altri rimasero un po più indietro. Le montagne erano sempre più vicine. Si iniziava a intravedere persino la neve ai piedi delle rocce montuose o sui rami degli alberi.

    Il gruppo proseguì per diversi metri prima di avvistare una mandria di Bighorner intenti a brucare il prato. Erano sette esemplari, tra di essi il maschio più anziano affiancato da un altro maschio più giovane. Avvistarono il gruppo e si posizionarono minacciosi verso la loro direzione, pronti a caricarli se fossero stati minacciati o attaccati. Il corriere fece segnò di deviare leggermente il percorso, lasciandoli in pace. Erano animali docili e non attaccavano se non minacciati. I due maschi Bighorner notando che il gruppo si stava allontanando, ritornarono a brulicare il prato.

    << Se ci sono BigHorner nei paraggi, vuol dire che siamo vicini ai supermutanti >> disse il corriere agli altri.

    << Come fai a saperlo? >> chiese il capo mercenario.

    << I supermutanti li mangiano >>

    << Vuoi dire che li allevano? >> il capo mercenario era piuttosto confuso.

    << Non proprio. Diciamo che si prendono cura di loro. Sono l'unica fonte di cibo per i supermutanti, quindi, anche se sono stupidi, sanno che devono in un qualche modo prendersi cura di loro >>

    << Non ti seguo. Io non ho visto nessun supermutante che sorvegliava quei BigHorner >>

    << Le vedi quelle montagne? >> il corriere indicò la montagna alla sua sinistra << E' da lì che sorvegliano i BigHorner. Se si allontano troppo i supermutanti li riportano indietro, facendo infuriare il maschio alpha. Questo li insegue e il resto della mandria dopo un po insegue il maschio alpha per paura di rimanere senza protezione, ma i supermutanti sanno come dileguarsi tra queste montagne. Una volta fatto ciò i BigHorner rimangono lì >>

    << Interessante. Non credevo fossero così intelligenti da adottare un metodo simile. Cioè, sapevo fossero troppo stupidi per pensare >>

    << Quando lo stomaco è vuoto, il cervello si attiva, non credi? Tutti gli animali hanno questo capacità >> Tagliò corto il corriere.

    Il capo mercenario rimase in silenzio, poi aggiunse << Quindi ci hanno visti arrivare? >>

    << Credo proprio di si >>

    Il capo mercenario sobbalzò alle parole del corriere e guardò i suoi uomini, che a loro volta erano spaventati all'idea di incontrare un supermutante.

    Ginevra notò la preoccupazione di questi e sorrise, mentre il dottore sapeva a cosa andava incontro, ma era pur sempre preoccupato.

    << Allora è meglio se ci teniamo pronti >> disse il capo mercenario, voltandosi poco dopo verso i suoi uomini.

    Questi erano più tesi di prima e si guardarono attorno nervosi. Il corriere lo notò, ma non disse nulla. In cuor suo sperava che potessero sopravvivere a un attacco dei supermutanti, ma non ci credeva più di tanto.

    D'un tratto un mitragliatore a canne rotanti interruppe il silenzio della montagna. Tutti guardarono preoccupati in direzione del suono. Poco dopo, da una rupe molto alta, videro cadere il cecchino crivellato di colpi che si sfracellò su un sasso con un rumore secco. Il cranio era poltiglia con diversi pezzi di cervella cosparsi ovunque.
     
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    Uhm... i supermutanti potrebbero portare a degli sviluppi interessanti.
     
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    Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

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    CAOS




    I mercenari rimasero impietriti vedendo il loro compagno morto con il cranio fracassato per la caduta. Il capo mercenario iniziò a puntare il fucile d'assalto in diverse direzioni, altrettanto fecero i mercenari. Nei loro volti emergese la paura di morire da un momento all'altro. Non erano abituati a gestire una situazione del genere. Non sapevano cosa fare. Guardarono il corriere, come se questo fosse in grado di tirarli fuori dalla merda in cui si erano cacciati, ma il corriere li fissò impassibile. I supermutanti non erano predoni, drogati o sbandati. Se attaccavano, ognuno doveva pensare a sé.

    Non passò molto quando un grande sasso cadde giù dal dirupo, travolgendo quasi l'intero gruppo. Era stato spostato da qualcuno. Il corriere fece cenno a tutti di avanzare e di tenersi pronti in caso di attacco. Percorsero velocemente un breve tratto di strada prima che una raffica di proiettili, sparati da un mitragliatore a canne rotanti quasi non li falciò. Si ripararono dietro alcune rocce, mentre il capo mercenario e i suoi uomini, si misero dietro a un albero abbattuto. Al corriere apparve strano l'atteggiamento del capo mercenario che, invece di seguirlo, aveva preferito mettersi a riparo da un altra parte. Nel frattempo i proiettili fischiarono a raffica verso le loro coperture e pian piano si iniziarono udire le grida dei supermutanti.

    << A morte gli umani! >> una voce stridula si udì da lontano << Uccideteli tutti! >>

    Un mercenario uscì dalla sua copertura per sparare, ma non si era accorto del supermutante che, silenziosamente, era strisciato verso di loro e che ora gli era di fronte con un martello gigante in mano. Non fece in tempo a guardarlo in faccia che Il supermutante gli fracassò il cranio con una secca martellata, facendo schizzare i pezzi di cervello addosso al capo mercenario e l'altro mercenario. Questi fuggirono a gambe levate, nel mentre il corriere fece cenno a Ginevra di non sparare.

    Il supermutante rise compiaciuto << Morpheus Adora quando gli umani in nero fuggono! >> e si mise a rincorrere il mercenario, che spaventato, cercò di scavalcare un cumulo di pietre, senza riuscirci. Venne raggiunto dal supermutante, che con un calcio lo scaraventò via di qualche metro, rompendogli le costole.

    << Ti prego... >> supplicò il mercenario, mentre con i gomiti strisciava via dal supermutante che si avvicinava ridendo << Non... non uccidermi... >>

    << A Morpheus piace! >> Urlò estasiato il supermutante << Quanto mi piace! Mi piace! Mi piace! >> il supermutante spaccò tutte le ossa del mercenario a suon di martellate, infine si curvò verso questo e con una mano strappò via la testa dal corpo del mercenario. Il sangue schizzò da tutte le parti.

    << Un altro trofeo per Morpheus! >> rise compiaciuto << Teste nere! Teste nere! Teste nere! Siiii solo teste nere! >> salterellava di gioia sul posto.

    Nel frattempo arrivarono altri due supermutanti giù da una collinetta rocciosa. Uno era armato con una grande mazza in cemento armato, una rebar club. L'altro con un fucile da caccia. Arrivarono spavaldi ed eccitati verso l'altro supermutante.

    << Dove sono gli altri umani, Morpheus? >> chiese uno di questi.

    << Moprheus non lo sa >> rispose questo, mentre guardava la testa mozzata del mercenario << Morpheus crede che si siano nascosti. A Morpheus interessa solo teste nere >>

    << Troviamo gli umani! Devono morire! >>

    I due supermutanti si misero alla ricerca del gruppo, mentre Morpheus rimase a contemplare la testa mozzata. Il capo mercenario nel frattanto, si era andato a nascondere sotto una roccia. Non aveva il coraggio di uscire la testa e vedere cosa stesse succedendo.

    Il corriere guardò il dottore << Rimani qui. Io e Ginevra penseremo a uccidere i supermutanti >>

    Il dottore annuì. Non li avrebbe affrontati nemmeno se il corriere glielo avesse ordinato. Aveva una paura fottuta, ma cercava di rimanere calmo pensando alle sue ricerche.

    Ginevra con il fucile da cecchino puntò la testa di un supermutante più distante. Aspettò il momento giusto e sparò un colpo che si trapassò la tempia del supermutante, uscendo dall'altra parte. L'altro supermutante urlò di rabbia, attirando l'attenzione di Morpheus.

    << Bastardi umani! >> Imprecò il supermutante << Uscite fuori vermi rognosi! >>

    Il corriere sbucò da dietro un albero, sorridendo << Mi avete chiamato? >> derise i due.

    Il supermutante lanciò un forte grido prima di scaraventarsi addosso al corriere. Ginevra rimase a guardare, tenendo sotto mira Morpheus intento a contemplare la testa mozzata e del tutto disinteressato a ciò che accadeva.

    Il supermutante scagliò un colpo verticalmente con la sua rebar club, ma il corriere lo deviò, spostandosi di lato.

    << Tutto qui? >> rise questo, scuotendo il capo.

    Il supermutante infuriato, scagliò un altro colpo da sinistra e il corriere lo deviò.

    << Sei lento come un bramino >>

    Il supermutante perse le staffe e iniziò a scagliare colpi a caso. Il corriere continuò a deriderlo.

    << Devi morire umano! Devi morire! >> urlò il supermutante, non accorgendosi che il corriere era dietro di lui e non davanti.

    << Hai finito? >> sottolineò il corriere << Io sono dietro di te >>

    Il supermutante si fermò e si volse confuso << Ti ammazzo stupido umano! >>

    Il corriere deviò il suo ultimo colpo, fece un gran balzo e gli fu di nuovo dietro. Estrasse velocemente il machete e con un taglio netto, mozzò la testa del supermutante che rotolò per terra. Il corpo di questo continuò a sferrare attacchi alla cieca mentre camminava in avanti, finché non cadde sulle ginocchia e poi a terra.

    << Non c'è divertimento a combattere con i supermutanti >> disse il corriere fra sé << Sono troppo prevedibili >>

    Morpheus era rimasto ancora lì, come se fosse da un'altra parte. Guardava con ammirazione la testa del mercenario, inconsapevole che il corriere gli era a pochi passi.

    Ginevra raggiunse il corriere che guardava stranito Morpheus.

    << E' fatto di Psycho? >> chiese Ginevra perplessa.

    << Non penso >>

    << Che ci trova in quella testa? >>

    << Domandaglielo >>

    Morpheus continuò a contemplare la testa mozzata, ignorando i due.

    << Ehi bifolco? >> urlò Ginevra.

    Morpheus non rispose.

    << EHI! Stupido mutante! >> insistetté Ginevra.

    Morpheus si riprese di colpo, scuotendo la testa e si volse verso di loro. Non sembrava essere né sorpreso e né spaventato.

    << Morpheus non è stupido! >> disse questo triste << Morpheus odia gli uomini neri >>

    << Ma che sta dicendo? >> aggiunse Ginevra confusa.

    << Credo si riferisca ai mercenari >> rispose il corriere, mentre osservava Morpheus.

    << In che senso? >> chiese Ginevra.

    << I mercenari indossano caschi e divise nere >> disse il corriere, indicando il corpo senza testa del mercenario << Credo che lui uccida solo mercenari. E' ossessionato... penso >>

    << Morpheus è umano! >> sottolineò il supermutante con orgoglio.

    << Non sei un umano >> disse Ginevra << Sei uno stupido supermutante >>

    << Perché tratti male Morpheus? >> il supermutante abbassò lo sguardo, rattristito << Morpheus buono con umani. Morpheus cattivo con uomini neri. Molto cattivo >>

    Il corriere fece cenno con la mano di stare zitta a Ginevra.

    << Perché odi gli uomini in nero? >> chiese il corriere, avvicinandosi a lui lentamente.

    << Morpheus usato come schiavo da loro >> pianse il supermutante << Morpheus venire maltrattato. Morpheus molto triste e solo da schiavo. Morpheus usato come sacco da boxe >>

    Ginevra si stranì << Sei grande e grosso perché non ti sei ribellato? >>

    << Morpheus avere al collo un collare da schiavo. Morpheus non poteva fuggire. Morpheus esplodeva se si allontanava dagli uomini neri >>

    << E come hai fatto a fuggire? >> Domandò il corriere, posando una mano sulla spalla del supermutante. Il braccio del corriere sembrava uno stuzzicadenti a confronto alla possanza del supermutante.

    << Morpheus fuggire via grazie a un vecchio umano. Lui salvato me e altri schiavi umani dagli uomini in nero. Ribellione degli schiavi. Tanto caos. Tanto sangue. A Morpheus non piaceva. A Morpheus piaceva sangue degli uomini in nero. Le loro teste! Belle! Belle teste nere! >>

    Ribellione degli schiavi? Al corriere non venne nulla in mente che fosse collegata a un fatto simile. Non aveva mai sentito parlare di una ribellione degli schiavi, ne tanto meno di mercenari schiavisti di persone e supermutanti. Forse Morpheus aveva assunto tante di quei Jet o altra roba simile, da aver ridotto il suo cervello in una poltiglia. Il corriere non né era sicuro, ma Morpheus non sembrava malvagio, anzi, pareva piuttosto confuso sulla sua identità.
     
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    IL FIUME COLORADO




    Il capo mercenario era rimasto nascosto sotto le rocce per più di un ora, quando lentamente strisciò fuori con la 9mm in mano e si guardò attorno, spaventato. C'era uno strano silenzio nell'aria ed era restio a muoversi. Forse il Corriere e Ginevra avevano ucciso tutti i supermutanti, pensò

    Accovacciandosi silenziosamente, si diresse verso il luogo in cui aveva visto per l'ultima volta i due. Notò i due supermutanti uccisi, ma non vide ne il corriere e ne Ginevra e tanto meno il dottore. Poco lontano da lui, i due mercenari giacevano a terra senza vita. Andò in panico. Non sapeva che fare. Era rimasto da solo. Se per puro caso altri supermutanti l'avrebbe visto, non avrebbe avuto scampo. Questa volta non c'erano i suoi uomini a fare da diversivo. Si fece coraggio e cercò di continuare per la strada, sperando di trovare il gruppo.

    Ad ogni passo che faceva, si sentiva osservato, come se qualcuno lo stesse spiando. Le mani gli tremavano e il cuore quasi non gli schizzava fuori dal petto, ma doveva continuare. Fermarsi equivaleva a morte certa.

    Dopo un centinaio di metri, sotto un albero molto robusto pieno di foglie, appoggiato di schiena, c'era un cadavere di un uomo. Aveva la faccia sfracellata e lo stomaco dilaniato. Forse qualche animale mutante si era nutrito di lui. Vicino alla sua mano una revolver e del cibo in scatola intatto. Forse l'uomo stava cercando di mangiare prima di essere ucciso.

    Prese la scatola di cibo e l'aprì. Aveva fame, non mangiava da ore. Ingurgitò tutto in due soli bocconi e poi buttò per terra il contenuto vuoto. Il suo stomaco brontolava stranamente.

    Non appena si volse, vide uno Yao Guai alzarsi infuriato davanti a lui. Ruggì talmente forte, da farlo rabbrividire.

    Rimase paralizzato dalla paura. Non sapeva che fare. Il cervello gli andò in tilt. La 9mm gli scivolò dalle mani. Tutto il suo corpo iniziò a tremare dalla paura. Le gambe faticavano a reggerlo. Lo Yao Guai fece un altro ruggito, prima di correre infuriato contro di lui. Il capo mercenario rimase lì, a fissarlo. La paura l'aveva paralizzato. Lo Yao Gaui sollevò in aria il suo possente braccio e con i suoi affilati artigli, infilzò lo stomaco dell'uomo. Il suo sangue e le sue interiora schizzarono dal suo corpo, riversandosi per terra. Si toccò il ventre con le mani come volesse tamponare la verità. Lo Yao Guai ruggì di nuovo eccitato. Sferrò un altro potente colpo, staccandogli la testa dal collo che rotolò giù da un piccolo dirupo.

    ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

    Nel frattempo il corriere, Ginevra, Morpheus e il dottore, si fermarono vicino a un tronco d'albero. Il dottore continuava a scrutare Morpheus. Aveva già visto supermutanti addomesticati o che lavoravano a stretto contatto con gli umani. C'erano persino supermutanti che pensavano di essere umani, come Morpheus. Ma il dottore era sempre stato diffidente verso quest'ultimi. Non si fidava di loro. Credeva che la loro mente fosse troppo debole e che potessero cambiar comportamento da un secondo all'altro; ora potevano sembrare indifesi agnellini, poco dopo spietati assassini. La loro mente non era in grado di avere una stabilità, una personalità precisa e di riconoscere il giusto e il sbagliato. Solo pochi supermutanti ci riuscivano ed erano rari.

    Morpheus continuava a contemplare la testa del mercenario morto. I suoi occhi erano rapiti da quella testa mozzata. Era come un monolite per lui. Un oggetto di cui non poteva fare a meno. Ginevra nel frattanto, si sedette sul tronco, accavallando le gambe, nel mentre il corriere l'osservava. Il dottore fissava con fascino e repulsione Morpheus.

    << Ora che si fa? >> chiese Ginevra a tutti.

    << Riposiamo >> rispose il corriere << Non siamo molto lontani dalla destinazione >>

    << Riposarsi? >> sottolineò il dottore << Non possiamo oziare. Dobbiamo continuare a camminare. Possiamo arrivare lì prima che il sole cali >>

    << E' troppo pericoloso >> aggiunse il corriere << Non siamo sicuri di cosa ci aspetta una volta lì >>

    << Voi non capite l'importanza di queste ricerche >> disse il dottore << Devo riuscire a prendere dei campioni di DNA e delle uova di Lakelurk. Questa ricerca è di importanza vitale >>

    << Importanza vitale? >> chiese Ginevra confusa.

    << Non possono parlarne >>

    << Cosa c'è sotto, dottore? >> Ginevra serrò gli occhi.

    << Non c'è niente >> il dottore pareva impacciato << Sono ricerche top secret. Vi pago per difendermi, non per fare domande >>

    Ginevra rimase in silenzio. Il corriere invece, si fece alcune domande. Il dottore non gli aveva mai detto che queste ricerche erano di vitale importanza. Pensava che fossero ricerche per scoprire di più su questi mutanti, ma nulla più. Il dottore nascondeva qualcosa. O forse, le persone per cui lavorava, avevano in mente qualche strano esperimento o altro.

    << Ci muoviamo?! >> disse il dottore, facendo cenno con la mano di proseguire.

    Ginevra si alzò dal tronco e guardò per un attimo il corriere. Questo aveva capito che Ginevra pensava le sue stesse cose.

    Il gruppo proseguì lungo una stradina, imboccando vari sentieri tra le montagne. Di tanto in tanto incontravano qualche bighorner o dei resti scheletrici umani. Dei Supermutante non c'erano tracce. Forse avevano capito che il corriere e Ginevra erano molto più forti dei normali umani o forse, non c'era nessuno per davvero.

    Passarono circa trenta minuti, quando lasciarono la stradina montagnosa per ritrovarsi ancora una volta nello sconfinato deserto del Mojave, fatto di sassi e resti prebellici. Scesero lentamente il dirupo roccioso finché i loro piedi non toccarono il terreno sabbioso e arido. Alla loro destra si iniziava a intravedere il fiume Colorado. Il dottore spalancò gli occhi stupefatto. Finalmente era vicino al covo dei Lakelurk.
     
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    BRUTTO INCONTRO




    Il gruppo proseguì scendendo giù dal dirupo ancora per un po'. Poco dopo si ritrovarono ai piedi di un burrone alto un centinaio di metri. Da lassù, in lontananza, si stagliava il fiume Colorado in tutta la sua magnificenza.

    Morpheus, camminava come fosse un zombie, non distogliendo mai lo sguardo dalla testa mozzata. Seguiva il gruppo senza un preciso motivo. Forse perché si sentiva umano? La sua mente era troppo debole per captare la realtà, viveva in un mondo illusorio, contorto fatto di mille pensieri che andavano e venivano in cui i supermutanti erano umani, proprio come il corriere e Ginevra. Ma solo una cosa rimaneva fissa nella sua testa come un ossessione: gli uomini in nero.

    Tutto era legato a quel desiderio di ucciderli e avvolte non sapeva nemmeno il perché, poiché dimenticava, e poi come un lampo, ricordava vagamente, credendo che fosse frutto della sua immaginazione, che non era mai stato preso prigioniero, che non era mai successo la ribellione degli schiavi, che tutto fosse solo immagini, magari preso in prestito da qualche libro prebellico di fantascienza letto chissà dove.

    A Morpheus piaceva leggere ed era l'unico supermutante della sua comunità a farlo. Tutti lo prendevano in giro per via del suo stranissimo Hobby, perché era risaputo che i supermutanti non amavano leggere, scrivere e tanto meno usare i terminali, non che ci riuscivano facilmente. Usavano i libri prebellici per riscaldasi durante le fredde notti nel Mojave. Distruggevano i terminali per raccattare pezzi o ingranaggi che potessero tornare utili alle loro micidiali armi di distruzione. Solo Morpheus non era interessato a distruggere e uccidere, a meno che non si trattasse di uomini in nero, ma i supermuntati l'avevano comunque accettato tra di loro, anche se non si fidavano. Un supermutante con quel tipo di mentalità non era visto di buon occhio.

    Il dottore si avvicinò alla fine del dirupo, guardando al di sotto, un vuoto quasi senza profondità. Poi alzò lo sguardo, scrutando le rive del Colorado. Cercò nervosamente la caverna in cui i Lakelurk avevano il nido, ma non vide niente. Nessuna fessura. Niente di niente.

    << Che stai cercando? >> chiese il corriere, notando il nervosismo di questo.

    << La caverna >> rispose secco il dottore << Non vedo nulla da quassù, eppure so per certo che è da queste parti >>

    << Potrebbe essere sulla nostra sponda >> aggiunse Ginevra con un lieve sorriso.

    << Si, probabile. Non ci avevo pensato >> il dottore si volse verso la donna, sbuffando.

    Ginevra scosse la testa come per dire: è un cervellone, ma nello stesso tempo un idiota.

    << Okay >> esordì il corriere << Scendiamo per la stradina e raggiungiamo il fiume >>

    Il gruppo seguì il corriere, mentre Morpheus pareva più uno zombie incantato dalla testa mozzata. Ginevra si accostò al corriere, mentre il dottore rimase in mezzo seguito dal supermutante.

    Scesero alcuni dirupi, facendo attenzione a non cadere o scivolare. Il terreno un po sabbioso rendeva difficile la discesa. Dopo un po iniziarono a intravedersi alcuni alberelli di cactus piene di spine, oltre a grandi sassi. Vicino al letto del fiume un po' di erba secca. Raggiunsero un barchetta in legno semi distrutta, la cui parte anteriore era immersa nel fiume. Poco lontano da questo, uno scorpione radioattivo morto e un prospettore le cui gambe erano state staccate con le tenaglie del insetto.

    Ginevra si guardò attorno, mentre il corriere si avvicinò per esaminarli. Lo scorpione radioattivo aveva dei colpi di machete molto profondi sulla testa e sull'addome. Qualcuno l'avevo ucciso e forse il corriere aveva capito chi.

    << Macellai >> esordì questo << Questo è opera dei macellai. Forse ci stanno osservando, o forse, sono nei paraggi. Dobbiamo fare attenzione >>

    << Chi sono questi macellai? >> domandò Ginevra confusa.

    << Spietati assassini >> rispose il corriere << Sono un gruppo, forse molto numeroso che sta causando morte e distruzione ad est del Mojave, proprio dove un tempo c'era la legione. Credo siano disertori di quest'ultima >>

    << Sono guidati sempre da Cesar? >> chiese la donna perplessa.

    << E chi lo sa >> disse il corriere << Ma non credo che Cesar abbandonerebbe la legione per fondare un gruppo di tagliagole, anche se la legione lo era, oltre che schiavisti >>

    Non appena Morpheus ascoltò quella frase "schiavisti", lascio cadere per terra la testa mozzata, impugnando la sua Rebar Club euforico ed infuriato.

    << Morpheus vuole sapere dove sono! >> gridò questo voltandosi in tutte le direzioni.

    Il dottore lo guardò stranito. Tutto ciò che aveva sempre pensato sul supermutante, ora si era avverato come una certezza inconfutabile. La loro mente era troppo manovrabile.

    << Morpheus vuole uccidere schiavisti neri! >> continuò questo, scagliando un colpo di rebar club per terra. Il colpo scavò una piccola fossa di pochi centimetri da cui si sollevò della polvere.

    Ginevra indietreggiò pronta per aprire il fuoco. L'atteggiamento del supermutante la stava mettendo sulle difensive. Non voleva correre rischi. Una pallottola in testa e tutto sarebbe finito in un nanosecondo.

    Il corriere prese la situazione in mano. Si avvicinò con calma verso Morpheus, allargando le braccia. In modo tale che il supermutante vedesse che non era armato.

    << Stai calmo... >> disse il corriere con voce pacata << Non ci sono schiavisti nei paraggi. Non ci sono più da molti mesi ormai. Stai tranquillo. Ora sei con noi. Nessuno ti farò del male, te lo prometto >>

    Il corriere appoggiò una mano sull'enorme spalla di Morpheus, per consolarlo. Il supermutante abbassò la sua rebar club e improvvisamente smise di essere infuriato. Si era calmato. Sembrava un bambino bisognoso di affetto e sicurezze.

    << E' tutto apposto >> continuò il corriere, dando delle piccole pacche a questo << Ci sono io a proteggerti. D'ora in avanti sei uno di noi. Nessuno oserà toccarti >>

    Morpheus sorrise come un bambino, ricurvandosi verso il corriere e appoggiando la fronte su quella del corriere.

    << Morpheus felice di questo >> disse lui << Morpheus felice di avere umano come fratello. Morpheus si sente sicuro. Morpheus buono >>

    Il corriere sorrise, mentre Ginevra abbassò la guardia confusa. Il dottore invece, osservò con estrema curiosità i due. Non credeva che il corriere potesse avere un effetto così persuasivo sulla testardaggine dei supermutanti. Non aveva mai visto qualcuno in grado di far cambiare idea così rapidamente ad un supermutante incazzato. Le parole del corriere erano riusciti a spezzare le catene ossessive di Morpheus, come fossero fatti di burro. Riusciva a capirlo, oltre che persuaderlo.

    D'un tratto, dietro di loro, si sentirono dei rumori, come se qualcuno o più di qualcuno si stesse muovendo tra i grandi massi. Tutti alzarono le armi, anche Morpheus che pareva stonato e indifeso come un bambino. Non riuscivano a capire chi fosse. Si scambiarono sguardi preoccupati e indecisi. Il dottore indietreggiò dietro di loro, sfiorando con le scarpe l'acqua del fiume.

    Improvvisamente i rumori cessarono e dopo qualche secondo, da sopra un grande sasso, comparì lentamente la sagoma di un uomo, seguito da altre quindici uomini che impugnavano dei Machete.
     
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    I MACELLAI





    Il Macellaio guardò il gruppo da sopra il masso, mentre i suoi uomini gli circondavano lentamente. Il corriere desse uno sguardo rapido a Ginevra che era intenzionata a combattere.

    << Non fare nulla >> sussurrò lui.

    Ginevra lo fissò per un paio di secondi, poi annuì serrando gli occhi infuriata.

    Il macellaio sguainò il machete e qualcuno sparò da dietro un masso, colpendo in petto Morpheus. Questo in piena ira, impugnò la Rebar club e andò addosso ai primi macellai che li erano vicini, ma qualche passo si si accasciò per terra.

    Il dottore entrò in panico, abbassandosi sulle ginocchia, per poi mettersi le mani a protezione della testa. Il corriere sapeva che non poteva far nulla e non voleva che Ginevra facesse qualche stupidata. Erano troppi e loro due non potevano ucciderli tutti.

    Una volta che furono circondati, il macellaio, che il corriere reputava il loro capo, fece saltò giù dalla roccia, atterrando a pochi passi da loro, Scrutando il corriere da capo a piede. Poi, fischiò e qualcuno sparò a loro tre sul petto.

    -------------------------------------------------------------------------------------------------

    Il corriere riprese i sensi. La vista era appannata e faticava a mettere a fuoco ciò che aveva davanti a se. Diversi secondi dopo, riacquistò la vista. Era dietro a delle sbarre arrugginite messe in linea parallela contro la roccia. Si trovava in un caverna. A pochi passi dalla gabbia, due macellai facevano la guardia. Tre torce illuminavano quel tratto di caverna. Quando si volse per controllare se ci fosse gli altri, scoprì che era da solo. Subito pensò a Ginevra. Cosa l'era capitato? Forse l'avevano uccisa? La stavano violentando? E Morpheus? Il dottore?

    Si alzò lentamente in piedi, frastornato e si avvicinò alle sbarre, stringendole con le mani. La testa gli doleva, si sentiva debole e faticava a reggersi in piedi.

    << Allontanati dalle sbarre, cane! >> urlò la guardia con voce rauca, colpendo le dita del corriere con un mazza

    Il corriere tolse le mani, ma non sentì dolore. Solo la testa gli doleva, nulla più. Capì confusamente che l'avevano drogato.

    Poco dopo, tre macellai passarono da lì, trasportando una cassa. Il corriere li fissò, finché non scomparvero verso un altra entrata. La guardia nel frattempo si volse verso di lui.

    << E tu saresti il famoso corriere? >> aggiunse deridendo il corriere << Secondo me sei solo un impostore. Un uomo che sfrutta il suo nome per pavoneggiarsi >> la guardia sputò per terra, in segno di disprezzo.

    Il corriere non disse nulla. Le parole della guardia giungevano distorte. Non le sentiva bene.

    << Guardati >> continuò questo, attirando l'attenzione dell'altra guardia << Hai affrontato il divide, eppure, ti abbiamo catturato... No... tu non sei il corriere >>

    L'altra guardia si avvicinò, ridendo.

    << Certo che non lo è >> disse questo con voce rauca << Il corriere non si sarebbe fatto catturare facilmente. Avrebbe lottato e... lasciamo stare >>

    << Non ci avrebbe uccisi >> Interruppe l'altro macellaio pavoneggiandosi << Nemmeno lui è in grado di uccidere i macellai >>

    I due si misero a ridere, scambiandosi delle pacche.

    << Torniamo al lavoro >> continuò questo << O Jacobs ci fracassa di botte >>

    Jacobs? Le parole di questo nome li giunsero distorte. Forse era il capo dei macellai oppure, qualche pezzo grosso. Il corriere cercò di sforzarsi per ricordare qualunque persone con questo nome. Di gente importante ne aveva conosciute a bizzeffe, ma pure di gente umile o psicopatica. Forse lo conosceva, magari l'aveva già incontrato. Cercò di spremere le meningi, ritornando alle sue vecchie avventure per il Mojave, ma non c'era nessuno che aveva quel nome.

    D'un tratto, due macellai giunsero dall'altra caverna e si fermarono davanti alla sua gabbia. Le due guardie annuirono ed aprirono la porta. Entrarono dentro e sollevarono il corriere. Lui, talmente immerso nei suoi ricordi e con la droga in circolazione, non si rese conto che l'aveva afferrato per le braccia. I due macellai fecero segno alle guardia di seguirli.

    Mentre trascinavano il corriere tenendolo sotto braccio, questo, vedeva il terreno roccioso come fosse fanghiglia. I piedi delle guardie sprofondavano in esso e si allungavano, per poi ritornare normali e risprofondare nuovamente. Era come incastrato in un loop. Non capiva ciò che vedeva. Non ci trovava un senso, ma gli piaceva.

    Poco dopo le due guardia buttarono per terra il corriere e urtò il viso contro un sasso, ferendosi alla tempia. Poi, una delle due guardie lo strattonò da dietro, mettendolo in ginocchio. Davanti a lui, rialzato lievemente su una roccia, c'era un macellaio divaricato su un sedia in legno il cui schienale alto, superava la testa di quest'ultimo di diversi centimetri. Il corriere lentamente stava riprendendo la ragione, ma era ancora frastornato. Vedeva la stanza capovolgersi e girare su se stessa.

    L'uomo si alzò dalla sedia.

    Il corriere lo vide per per bene, anche se un po' confuso e sfocato, ma aveva anche una collana a forma di S argentata attorno al collo.

    Questo incrociò le braccia e scrutò il corriere. Restò così per dieci secondi, poi scese dal masso rialzato e si avvicinò a lui, girandoci attorno.

    Il corriere lo guardava, ma il corpo di questo si distorceva e si ricomponeva. Lo fissava come perso nel vuoto.

    << Quanta droga gli avete dato? >> disse Jacobs con voce rauca a una guardia.

    << Solo due dosi >> rispose questo con voce tremante.

    << Due dosi? >> urlò Jacobs << Volevi ucciderlo per caso!? >>

    << No... io >> aggiunse la guardia, abbassando gli occhi.

    Jacobs sguainò velocemente il machete dal cinturino e con un colpo secco, decapitò la guardia. Il sangue schizzò da tutte le parti e la testa rotolo vicino alle gambe del corriere. Questo guardò la testa mozzata, ridendo.

    << Incompetenti! >> urlò Jacobs, pulendo il sangue del machete con uno straccio e buttandolo poco dopo sul cadavere << Pulite 'sto schifo! >>

    L'altra guardia si precipitò a pulire e trascinò via il corpo con il sangue che ancora sgorgava da esso, mentre la testa rimase lì. Il corriere fissava ancora la testa e gli sorrideva.

    << E' ancora fatto >> disse Jacobs serrando gli occhi << Non è nemmeno in grado di capire dove si trova e che gli sta capitando. Vorrà dire che rimanderemo la conversazione >>

    Jacobs rimise il machete nel cinturino, si avvicinò al corriere e gli diede un forte pugno in faccia.

    << Buonanotte, signorina >> rise Jacobs raucamente.

    Il corriere perse i sensi.
     
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    IL PATTO





    "NOTA: Sarà un capitolo più lungo degli altri. Ho cercato di descrivere bene le scene con vari descrizioni, ma non saranno troppo lunghe o articolate. Grazie dell'attenzione, buona lettura!"

    -----------------------------------------------------------------------------------------------



    Il corriere si svegliò aprendo lentamente gli occhi, frastornato per la scena di prima. Si alzò con calma, appoggiandosi al muro. Non si trovava nella sua cella, ma da un altra parte. In una stanza abbastanza grande con vari arredi: un tavolino, qualche cassa e diversi armadietti. Il tutto era illuminato da una lampadina ad olio posta al centro della stanza.

    D'un tratto sentì dei passi giungere dalla porta che era stranamente aperta, era Jacobs, seguito da due macellai armati di machete, che si posizionarono davanti all'entrata.

    << Ti sei svegliato finalmente >> esordì questo, avvicinandosi al corriere << Volevo proprio conoscerti. Si parla molto di te nel Mojave. Per la gente sei una cazzo di leggenda, pero... non so come, ti ho catturato e questo mi riflettere molto su chi tu sia realmente >>

    Il corriere rimase in silenzio, mentre guardava Jacobs pensieroso fare avanti e indietro nella stanza.

    << Dimmi >> disse Jacobs << Sei veramente tu il corriere? perché io ho dei grossi dubbi, sai. Non mi piace quando la gente si spaccia per altri. Proprio non lo sopporto. Mi fa incazzare. Quindi, rispondi alla mia domanda e credimi, so se dirai una stronzata >>

    Jacobs si fermò guardando il corriere. Lui rimase nuovamente in silenzio. Non sapeva se dirlo o meno, poiché poteva essere il tipo d'uomo che voleva morto il Corriere. Nel Mojave c'era molta gente che lo voleva come mangime per DeathClaw, chi per farsi un nome e chi per un conto in sospeso. Di conseguenza, aveva molti nemici, ma anche molti amici. Aveva aiutato parecchia gente, attirando l'attenzione delle persone che sfruttavano questo tipo di gente. Ma questa volta era in una situazione di stallo. Se l'avrebbe detto o meno, Jacobs l'avrebbe ucciso lo stesso.

    << Sono io >> rispose sicuro il corriere.

    Jacobs lo guardò per un secondo, poi scoppiò a ridere raucamente. Altrettanto fecero i due macellai di guardia.

    << No, tu non sei nessuno >> Jacobs indicò il corriere << Tu non sei il corriere. Non puoi esserlo. Il corriere non si sarebbe fatto catturare facilmente. Avrebbe lottato come ha sempre fatto >>

    Il corriere abbassò lo sguardo. Jacobs aveva ragione. Lui avrebbe combattuto finché avrebbe avuto forza in corpo per farlo, ma questa volta... questa volta era tutto diverso. Non poteva mettere in rischio la vita di Ginevra e degli altri. Non se lo sarebbe perdonato.

    << Dove sono gli altri? >> chiese il corriere.

    << Cosa ti importa degli altri? >> rispose Jacobs con disprezzo << Non li vedrai mai più >>

    Il corriere a quella frase sussultò, non tanto per la condanna, ma perché erano ancora vivi. Se non lo fossero stati, Jacobs non avrebbe risposto in quel modo.

    << Voglio vederli >> insistette il corriere, serrando gli occhi.

    << Tu non vedrai nessuno >> aggiunse Jacobs incrociando le braccia << L'ultima cosa che vedrai, sarà il mio machete che taglierà via la tua lurida e schifosa testa. Poi darò il tuo cadavere impasto alle mie bestie >>

    Jacobs voltandosi, scoppiò in una grassa risata, lasciando la stanza, mentre una delle due guardie lo seguì e l'altra rimase là.

    Il corriere si sedette per terra con le spalle al muro, che fine avevano fatto gli altri? Stavano bene? In lui si fece largo un grande senso di colpa. Forse aveva sbagliato a non combattere visto la situazione in cui era ora, ma non voleva che Ginevra e gli altri morissero, così scelse di non combattere ed ora si pentiva di aver fatto quella scelta.

    Diverse ore dopo, un macellaio entrò nella stanza. Il corriere era rimasto ancora lì, seduto con i sensi di colpa che lo laceravano, mentre il macellaio di guardia, non gli tolse gli occhi di dosso nemmeno per un istante. Al quanto inquietante.

    << Forza, seguimi >> disse il macellaio al corriere.

    Il corriere rimase fermo per un po', poi si alzò lentamente con lo sguardo assente.

    Qualche secondo dopo uscirono dalla stanza. I due macellai, erano posti uno davanti al corriere e l'altro a seguire. Diverse torce illuminavano il corridoio roccioso, che biforcava in diverse direzioni. Girarono a destra, e poi a sinistra. Di volta in volta nei corridoi, si potevano vedere dei barili tossici radioattivi, ma che da tempo ormai avevano smesso di esserlo. Qualche cumulo di roccia franata era ai lati delle pareti rocciose e in una delle stanze che il corriere intravide alla sua sinistra per pochi secondi, c'erano due macellai davanti a un fuocherello da campo, che mangiavano della carne in scatola.

    Proseguirono di qualche metro, finché arrivarono in una stanza non troppo grande, ma diverse dalle altre. Questa, aveva le pareti rocciose rivestite in legno e un lampadario con delle candele al centro che illuminava la stanza abbastanza bene. Sempre al centro, un tavolo lungo con posate e piatti, c'erano otto sedie, ma quella a capotavola, sullo schienale, aveva delle borchie in ferro arrugginito. Sopra alla tavola apparecchiata, diverse pietanze di frutta e carne e alcuni muri avevano dei quadri prebellici diversi l'uno dall'altro. Tre scaffali, erano messi accanto ai muri in diverse direzioni, due di questi avevano solo libri.

    Il corriere, seguito dai due macellai, si fermarono vicino all'entrata della stanza. Jacobs, era appoggiato con il braccio destro, alla sedia a capotavola.

    << Oh bene >> disse questo, distaccandosi dalla sedia e avvicinandosi vicino al corriere << Benvenuto alla mia tavola. Scommetto che non vedi così tanta roba buona da parecchio, non è vero? Beh, io sono un uomo che sa come procurarsi ogni cosa. Tutto mi appartiene, come mi apparterà anche un giorno il Mojave >>

    Il corriere quasi scoppiò a ridere, ma smorzò la risata. Nessuno poteva controllare il Mojave. In molti aveva tentato di soggiogare il territorio al loro potere, ma era sempre finito in malo modo. Forse, solo il Sig.House ci era riuscito, ma era stato costretto a ritagliarsi una piccola fetta di territorio a New Vegas, dopo la cadute delle bombe. Poi col tempo si era espanso in quella che restava della città: un cumulo di macerie ed edifici prebellici che stavano su per puro caso. Certo, se non avesse persuaso le tribù vicine - ora chiamate le tre famiglie - a lavorare per lui, non ci sarebbe stata nessuna New Vegas, ma solo un alto palazzo, protetto dai suoi robot, che sovrastava la città devastata, il Lucky 38.

    << E come intendi farlo? >> chiese il corriere guardandolo dritto negli occhi.

    Jacobs rise, poi si volse e si sedette a capotavola << Accomodati pure >> indicò con la mano la sedia accanto a lui.

    Il corriere rimase fermo, e i due macellai vedendo questo, lo spinsero da dietro, facendolo camminare. Il corriere si sedette e guardò il piatto davanti a se. Odorava di carne di Gecko, misto carne ratto talpa. Un odoro molto gradevole e invitante.

    Jacobs sorrise al corriere << Vuoi sapere come farò? >>

    Il corriere lo guardò dritto negli occhi senza proferire parola.

    << Bene >> disse Jacobs schiarendosi la voce rauca << So per certo che avrai sentito parlare del mio gruppo: i macellai. E bene si, le voci sul nostro conto sono vere. Siamo davvero degli psicopatici assassini che ammazzano ogni cosa a loro passaggio, ma... >>

    D'un tratto dall'entrata sbucò il dottore e il corriere spalancò gli occhi sorpreso. L'uomo non sembrava passarsela male, anzi, sembrava più tosto al suo agio, ma sopratutto, le guardie non lo trattavano da prigioniero, strattonandolo o altro. Il corriere si stranì.

    << Vieni, dottore. Siediti affianco a me >> disse Jacobs sorridendo e battendo la mano sulla sedia alla sua sinistra.

    Il dottore abbassò lo sguardo, evitando di guardare il corriere e si sedette.

    << Bene, bene >> aggiunse Jacobs, allargando le braccia e mettendo le mani una sulla spalla del corriere e l'altra sul dottore << Abbiamo tanto di cui parlare. Spero che la cena sarò di vostro gradimento. Quindi, mangiate! saziate le vostre interiora. Dopo, parleremo un po eh eh eh >>

    Il corriere era restio a mangiare. Pensava fosse avvelenato o altro, anche se non aveva senso sprecare tutta quella carne per avvelenarlo. Così, timidamente, prese coltello e posata, tagliò un pezzo di carne, lo mise in bocca e lo masticò. Il sapore era afrodisiaco. Non era come le altre carni. C'era qualcosa di magico in quella carne. Forse avevano aggiunto qualche salsa segreta che rendesse il sapore fantastico. Continuò a masticare fino a deglutire, poi tagliò via un altro pezzo, ma questa volta era poco più grande del primo.

    Jacobs mentre mangiava, osservava di sfuggita il corriere. Non degnava nemmeno di uno sguardo il dottore che mangiava tranquillo e sereno. Non sembrava per niente preoccupato di quello che fosse accaduto.

    Dopo aver mangiato in abbondanza e riempito il loro stomaco con della Nuka Cola, rimasero un po ad oziare. Erano pienissimi e la sonnolenza stava portando tutti ad una dolce pennichella, ma Jacobs con una accenno di mano, si fece portare da un macellaio della Atomic cocktail, che avrebbe ridotto il senso del sonno come uno schiaffo in faccia.

    Il macellaio, versò in dei bicchieri puliti il cocktail e li diede a ognuno di loro, per poi andare via.

    << Beviamo! >> sottolineò Jacobs contento << Tutto d'un sorso! >>

    Tutti e tre bevvero in un solo colpo. Il dottore tossì perché non era abituato ad ingerire alcol e versò immediatamente del acqua nel bicchiere, per poi berla velocemente.

    << Dottore, tu e l'alcol siete proprio nemici naturali, eh?! >> Jacobs rise, mentre il corriere guardò serio il dottore.

    Il dottore abbassò lo sguardo, cercando di fuggire con gli occhi.

    << Allora >> esordì Jacobs, sbattendo il pugno sul tavolo e facendo sussultare il dottore << Parliamo di cose serie. Il dottore sa perché è qui >> disse indicandolo, poi continuò << Mi ha raccontato molte cose su di te, "corriere". Sai, mi sbagliavo quando dissi che eri un impostare, perché non mi sembrava vero il fatto di aver catturato proprio te, il corriere. Una leggenda del Mojave. Ho problemi di fiducia, purtroppo. Mi fido poco delle persone. Di questi tempi qualsiasi coglione che sembra un agnellino indifeso ti può fare la pellaccia, se capisci cosa intendo >>

    Jacobs divenne improvvisamente molto serio. Il corriere dall'altro canto, capì bene quello che l'uomo gli stava dicendo. Il Mojave era pieno zeppo di pazzi schizzati e non c'erano eccezioni per nessuno, persino le famigliole più dolci potevano squartati vivo e banchettare con le tue carni. Il mondo era andato a puttane e con esso, pure la razionalità.

    << Il dottore mi ha parlato molto di te >> sorrise Jacobs << Mi ha detto che hai molte qualità. Ti ha visto in azione. Beh, io non ti ho mai visto, ma la gente, compreso il dottore, parla molto di te e di quanto tu sia pericoloso. Ora c'è una domanda che ho in testa, come un chiodo fisso. Perché non hai combattuto contro di noi? Perché ti sei arreso? >>

    Il dottore guardò per un attimo il corriere, per poi abbassare lo sguardo. Il corriere se ne accorse, ma non fece nulla.

    << Perché non volevo mettere a rischio le vite dei miei compagni >> rispose il corriere. Il dottore alzò lo sguardo verso di lui, mordendosi il labbro e dopodiché guardo Jacobs, per poi abbassare il capo.

    Jacobs sbuffò facendo una piccola risata << Come sapevi che non vi avremmo uccisi? >>

    << Perché non vi siete scagliati selvaggiamente contro di noi >>

    << Notevole >> rispose Jacobs << Sei un ottimo osservatore, e questo la dice lunga sulle tue capacità nell'affrontare ogni situazione >>

    << Dove sono gli altri? >> domandò il corriere, guardando poco dopo il dottore.

    Questo alzò lo sguardo come se volesse parlare, ma poi rimase in silenzio.

    L'ACCORDO





    Il corriere se ne stava seduto nella sua cella, che più che una cella, sembrava una stanza degli ospiti. Pensava a Ginevra e a Morpheus, che fine aveva fatto i due? Jacobs li aveva uccisi? Il dottore conosceva già Jacobs? Nella sua mente balenavano tante immagine senza senso, si sforzava di trovarne uno, ma tutto era confuso. La cena poi, non aveva fatto altro che creargli più caos nel cervello. Jacobs sembrava fin troppo educato con lui, perché si sforzava così tanto?

    Poco dopo, nemmeno farla apposta, Jacobs entrò nella stanza sorridendo, facendo cenno alle guardie di uscire.

    << Il grande corriere >> esordì questo spalancando le braccia e danzando come fosse tutt'uno con l'aria << E' stata una bella cena ieri, non trovi? Il dottore sa molte cose di te, ti descrive davvero come l'uomo in grado di affrontare qualsiasi cosa e uscirne sempre vincitore, ma ora... >> Jacobs si fermò assumendo un aria seria << Ora come affronterai questa situazione? >>

    Il corriere lo guardò per qualche secondo, poi aggiunse << Che situazione? >>

    << Quella in cui ti trovi >> Jacobs iniziò nuovamente a danzare leggero << Sono curioso di vederti in azione. Credo che opterai per una fuga silenziosa, non è vero? >>

    Il corriere non capiva. Perché Jacobs credeva che lui volesse fuggire? Anche se poi non aveva tutti i torti, l'avrebbe fatto, ma non poteva lasciare Ginevra e Morpheus da soli, non con questi assassini. Non sapeva nemmeno se erano ancora vivi a questo punto.

    << Allora? >> insistette Jacobs.

    << Non fuggirò >>

    << Non ti credo >> Jacobs si fermò nuovamente, avvicinandosi al corriere con aria grave e seria << C'è forse qualcosa che ti trattiene dal farlo? Ci reputi troppo forti? Hai paura che uccida il dottore? >> Jacobs rise raucamente all'ultima frase, poi continuò << Oppure c'è qualcos'altro? Ma certo che sì, dove ho la testa. Quei due buoni a nulla dei tuoi amici. La donna e quel supermutante. E' per loro che non tenti di fuggire. Il dottore non voleva dirmelo, ma non lo posso... beh, non è importante >> ridacchiò alla fine.

    << Come stanno? Stanno bene? Che gli hai fatto? >> chiese velocemente il corriere, alzandosi senza rendersi conto che le sue parole gli erano usciti di bocca senza volerlo, come fosse una risposta automatica.

    << Stanno bene >> rispose Jacobs << Ma non posso dire altrettanto del supermutante >>

    Il corriere sobbalzò. Morpheus era praticamente un bambino. Non era in grado di capire perfettamente le cose. Vedeva tutto a modo suo.

    << Quello stupido supermutante ci ha creato troppi problemi. Diceva che eravamo gli uomini in nero. Ma chi cazzo sono questi uomini? Non ne ho mai sentito parlare? E' un fazione? Sono mercenari? Chi cazzo sono? Beh dopo un po ho perso la pazienza e l'abbiamo buttato nella fossa >>

    << Nella fossa? >> domandò preoccupato il corriere.

    << E' lì che buttiamo la spazzatura >> Sorrise compiaciuto Jacobs.

    Il corriere fu pervaso da un senso di rabbia incontrollabile. Non riusciva a controllarsi, tentava di stare calmo, ma non ci riusciva. Stava per esplodere. Senza neanche accorgersene, si scagliò contro Jacobs, ma questo con agilità, scansò il corriere, facendolo finire sul tavolo.

    << Aaah... ecco il tuo punto debole >> Aggiunse questo << Non sopporti l''idea che i tuoi amici sono morti. Beh, non è detto che quel coso sia morto. E' grande e grosso, se la caverà contro i miei Deathclaw... lo spero per lui perlomeno >> finì la frase con una grassa risata, mentre usciva dalla stanza. Le due guardie presero nuovamente posizione.

    Dopo qualche ora, giunsero due guardie che prelevarono il corriere e lo condussero nella stanza in cui la sera prima aveva cenato. Questa volta però il tavolo non era apparecchiato. Divaricato sulla sua sedia imponente, Jacobs sorseggiava un bicchiere di Vodka, ma questa volta non aveva la maschera. Il corriere pote vedere il suo volto. Non si aspettava di certo che dietro a quella maschera si celasse un Ghoul.

    << Tu sei..? >> disse confuso il corriere.

    << Non solo io >> Jacobs anticipò il pensiero dell'uomo, per poi alzarsi dalla sedia << tutti i miei uomini sono Ghoul. Che c'è? Non ti aspettavi una cosa del genere? Credi che i Ghoul siano troppo stupidi per potersi organizzare? Beh, mi spiace deluderti, ma non è così >>

    << La vostra malattia vi porterà al macello, lo sai questo? >> rispose schietto il corriere.

    Jacobs rise di gusto, per poi aggiungere << Non diventeremo pazzi. Non ci uccideremo tra di noi. Saremo sempre compatti. Sempre sani >>

    << Sai meglio di me che non sarà così? >>

    << Nessuno dei miei uomini ha dato segni di pazzia. NESSUNO! >> Urlò Jacobs avvicinandosi minaccioso verso il corriere << Non venire a raccontarmi menzogne, corriere. Per noi non sei nessuno. Solo uno fottuto pelleliscia che crede di sapere tutto >>

    Il corriere rimase zitto. Aveva capito che premere su questa discussione avrebbe fatto irritare Jacobs e forse, avrebbe ucciso pure Ginevra in preda alla rabbia. Jacobs dall'altro canto, sembrava volesse fuggire da quel tetro destino che aspettava quasi tutti i Ghoul, anche se alcuni di loro rimanevano lucidi per tutta la vita. Forse sperava che i suoi uomini rimassero tali, ma da come stavano le cose, il suo gruppo avrebbe avuto vita breve. L'RNC era sulle loro tracce da mesi, intenzionati a spazzarli via per sempre dalla faccia della terra.

    Jacobs pareva molto arrabbiato e faticava a mantenere il controllo. Era come se avesse paura di arrabbiarsi, come se questo atteggiamento potesse aprire le porte verso la strada per diventare un Ghoul feroce, un essere immerso totalmente nell'ira più assoluta, senza controllo di sé, dei suoi pensieri e delle sue azioni.

    << Perché volevi vedermi? >> cambiò discorso il corriere.

    Jacobs era ancora irritato e si sedette sulla sua sedia imponente, divaricando braccia e gambe. Passarono alcuni minuti prima che Jacobs aprisse bocca.

    << Mi serve il tuo aiuto >> aggiunse Jacobs << In cambio libererò la donna >>

    Il corriere lo guardò. Non voleva aiutarlo. Lui non meritava di essere aiutato dopo la strage compiuta in tutta il Mojave ai danni di poveri innocenti, ma una parte di sé lo voleva fare per Ginevra. Se avesse rifiutato, sicuramente avrebbe ucciso tutti e due.

    << Che genere di aiuto? >> il corriere cercò di sembrare interessato.

    << So che non te ne freghi un cazzo di noi >> sottolineò Jacobs << quindi non fingere di farlo per bontà d'animo. Lo so che farai tutto questo per quella stupida puttana >>

    Il corriere aggrottò le sopracciglia, rimanendo in silenzio.

    << Ad ogni modo >> Jacobs si schiarì la gola. La sua voce era diventata molto più rauca di prima << Ho bisogno che tu scenda con noi nel covo dei Lakelurk, che ci aiuti contro quei bastardi mutanti se ci attaccheranno. La missione che ti aveva affidato il dottore ora è passata a me, di conseguenza voi non avrete un cazzo come ricompensa, hai capito? I tappi sono MIEI! >> urlò questo sbattendo i pugni sulle braccia della sedia, poi continuò << Una volta che il dottore avrà concluso i suoi affari, libererò te e quella puttana. Tutto chiaro? >> Jacobs serrò gli occhi.

    Il corriere annuì soltanto, senza rispondere. Non si fidava delle parole di Jacobs, poteva benissimo uccidere entrambi al termine della missione. Ma non aveva altra scelta che ubbidirgli.

    << Bene >> rispose Jacobs, facendo cenno con la mano alle due guardie << portatelo via dai coglioni. Voglio stare da solo >>

    L'INIZIO DELLA MISSIONE





    Quella sera passò lentamente per il corriere. Non faceva altro che pensare a Ginevra e a Morpheus. Si sentiva incolpa per loro. Si dannava con se stesso per la fine che avevano fatto, sopratutto Morpheus. Forse il supermutante era fuggito dal fosso. Forse aveva ucciso tutti i Deathclaw o forse... forse era morto. Non voleva crederci. Voleva sperare che fosse ancora vivo.

    Si addormentò senza nemmeno rendersene conto. Sprofondò nei suoi sogni fatti da tetri paesaggi e oscure presenze. L'ambiente continuò a mutare finché una fitta nube grigia avvolse tutto quanto. Un infinità di persone, dai volti sgranati, gli passavano davanti ignorandolo, su seguendosi nel silenzio più totale. Non riusciva a muoversi e ne a girarsi. Sotto i suoi piedi, il vuoto. Gli sembrava quasi di volare. Lentamente la folla di gente cominciò a dividersi, creando due file una a sinistra e l'altra a destra. Tutti improvvisamente iniziarono a guardarlo fisso negli occhi, ma lui, anche se si sforzava, non riusciva a distinguere i loro volti. Dal fondo della stradina, intravide una sagoma femminile completamente nera. I capelli lunghi, ondeggiavano dolcemente come fossero sostenuti dal vento. Lentamente camminò in direzione del Corriere, mentre la nebbia cominciò a intensificarsi, finché non vide più niente. Erano tutti scomparsi. D'un tratto, dietro di lui, percepì una presenza. Uno strano rumore acquoso. Passi che si dirigevano goffamente verso di lui. Li sentiva sguazzare di volta in volta, come se camminassero su delle pozzanghere. Erano sempre più vicine, quando improvvisamente il rumore cessò. Una forte onda sonora lo colpì forte alla schiena, scaraventandolo diversi metri più avanti. Tutto si oscurò. Non vide più nulla. Solo il rumore dei passi che, lentamente, sguazzavano ancora una volta nella pozzanghera.

    << In piedi! >> urlò una guardia, strattonando il corriere per la giacca e trascinandolo giù dal letto, facendolo svegliare.

    Il corriere confuso, non riusciva a mettere a fuoco la vista. La guardia lo strattonava da una parte all'altra.

    << Svegliati, cazzo! >> gridò questo. Poco dopo sopraggiunse un altra guardia che schiaffeggiò il corriere. I due infine, lo presero da sotto il braccio e lo trascinarono con forza fuori dalla stanza.

    << Okay, okay... ora lasciatemi andare >> aggiunse il corriere assonnato e confuso. I due mollarono la presa.

    << Cammina. Il capo ti sta aspettando >> disse una guardia spingendolo da dietro, per farlo camminare.

    << Che succede? che vuole da me? >> il corriere si sfregò gli occhi.

    << Lo saprai appena ci arrivi >>

    Poco dopo arrivarono in una stanza abbastanza grande. Era l'ingresso del covo dei macellai. L'interno era pieno di casse, scatoloni e altra robaccia inutile, perlopiù sembrava un magazzino. Qualche libro prebellico era appoggiato sulla scrivania mangiucchiata dalle termiti, un libreria impolverata con altre tanti libri. Alcuni di essi non era stati toccati da molti anni per come erano ridotti. Jacobs se ne stava con le gambe divaricate su una sedia di ferro un po arrugginita, con otto uomini al seguito, tutti armati di machete, fucile d'assalto cinese e degli zaini. Poco lontano da lui c'era il dottore con un camice sporco di terra e un occhio nero. Al corriere venne subito in mente che Jacobs avesse picchiato il dottore per un qualche motivo, che per ora non sapeva. Forse cercava delle risposte oppure altro? per ora non gli importava saperlo. Desiderava solo che tutta questa storia finisse.

    << Oh finalmente >> rise Jacobs << Dategli il suo inventario e la sua armatura. Sbrigatevi! >> ordinò ad alcuni suoi Ghoul, che prontamente presero gli oggetti personali del corriere e glieli consegnarono.

    Il corriere, ancora un po assonato, si rimise addosso l'armatura in pelle rinforzata e le sue armi: 9mm, pugno rinforzato e il machete, mentre Jacobs fissandolo, sbuffava per la lentezza dell'uomo.

    << Hai finito? >> chiese Jacobs lievemente irritato

    << Sono pronto >> rispose secco il corriere.

    << Ottimo >> disse Jacobs alzandosi dalla sedia e sgranchendosi le ossa << Siamo pronti per partire >> poi si volse verso le sue guardie dicendo << Miei fedeli Ghoul e compagni di mille avventure. Come già sapete questa missione può risultare mortale per alcuni di voi, ma quest'oggi, nessuno di voi morirà finché ci sono io. Avete capito? >> soffermandosi sull'ultima frase con tono autoritario, poi continuò << Il covo dei Lakelurk non dista molto da qui. Dovremmo percorrere al massimo due chilometri ma, conoscendo il Mojave, potremmo incontrare di tutto sul tragitto, per cui, occhi aperti! Ora andiamo >> concluse la frase dando le spalle agli suoi Ghoul. Questi invece, rimasero impassibili alle parole di Jacobs. Per un attimo il Corriere pensò che l'uomo avesse parlato con degli androidi, che non comprendevano le emozioni umane, per come avevano reagito. Prima di andare, il corriere guardò di sfuggita il dottore che pareva molto ansioso e preoccupato.

    Uscirono dal covo e si ritrovarono nel Mojave. Il sole splendeva alto in cielo e accecò per un momento tutto il gruppo, poiché non vedevano la luce dal sole da giorni e gli occhi dovevano rabituarsi di nuovo. Calcolando la traiettoria del sole, dovevano essere più o meno mezzogiorno o forse anche meno. Un leggero venticello soffiava tra le rupi di quel deserto secco ed arido. Per il Corriere mettere di nuovo il piede nella sabbia, gli diede un senso di pace e serenità, che svanì dopo qualche istante. Era felice di vedere il mondo, anche se tutto attorno era un infinità di massi, sassi e edifici prebellici in rovina o distrutti.

    Jacobs fece segno con la mano di mettersi in marcia e tutto lo seguirono, mentre una guardia armata con un fucile da cecchino, si allontanò dal gruppo per fungere da scout, in caso avessero incontrato problemi. Il corriere camminava affianco al dottore e ogni tanto i due si scambiavano brevi sguardi. Il dottore non riusciva a reggere lo sguardo del corriere quando questo cercava di guardarlo per qualche secondo in più.

    Dopo qualche tempo, Jacobs rallentò il passo e si avvicinò al corriere.

    << Allora, corriere >> aggiunse questo << Lo sai che il tuo amichetto supermutante non c'era più nella fossa quando abbiamo aperto la botola? Chissà dov'è finito... mmh forse nella pancia dei deathclaw? >> sottolineò Jacobs scoppiando in una grassa risata, poi si calmò e disse << Forse... forse è riuscito a scappare dal condotto fognario che è collegata alla fossa. Sai, usiamo quel condotto per ripulire le ossa e tutta la merda simile che i deathclaw lasciano quando si nutrono. Ormai siamo come dei padri per loro. Non ci attaccano più. Che poi pensandoci, che senso ha uccidere la mano di chi ti nutre? >> concluse la frase ridendo, dando una pacca sulla spalle del corriere per poi ritornare davanti al gruppo.

    Il corriere per un istante fu sollevato dal fatto che Morpheus forse c'è l'aveva fatta, che fosse fuggito da lì. Ma non aveva nessuna certezza. Poteva solo sperare che almeno lui fosse fuggito da quello schifo. Ma Ginevra era ancora imprigionata nel covo dei macellai e non sapeva se l'avrebbe rivista un altra volta.

    D'un tratto si sentì uno sparo che echeggio tra le rocce. Il gruppo si fermò e si mise in guardia, puntando le armi in diverse direzioni. Tutto era silenzioso, nessuno rumore. Alcuni macellai estrassero il machete e si incamminarono verso alcuni scorci di rocce. Il dottore si riparò dietro alcuni massi, vicino a un alberetto del deserto, il ténéré. Jacobs salì su alcune rocce, scrutando l'orizzonte davanti a se.

    D'un tratto alcuni uomini con armature leggere fecero la loro comparsa dalla stradina sterrata che il gruppo stava percorrendo, armati con varie armi da mischia: stecche da biliardo, mazze da baseball, tubo di piombo e mazze chiodate. Indossavano degli strani copricapi, dei teschi di animali. Il corriere ne contò dieci. Qualcuno di loro tremava, ma in modo strano. Non tremava come se avesse paura, ma più come se fosse in astinenza di droghe.

    << Demoni! >> urlò Jacobs, indicando questi e attirando l'attenzione dei suoi Ghoul.

    Improvvisamente, altri sette demoni comparvero dietro di loro, ma questa volta armati di varie armi: 9mm, fucile d'assalto cinese, coltello, ripper, fucile da caccia, 10mm SMG
    Improvvisamente, altri sette demoni comparvero dietro di loro, ma questa volta armati di varie armi: 9mm, fucile d'assalto cinese, coltello, ripper, fucile da caccia, 10mm SMG.

    Il corriere conosceva bene questi demoni, ma per qualche motivo prima, non li aveva riconosciuto subito. I demoni erano un gruppo mentalmente instabile di drogati, che facevano uso di tutto le droghe possibili e immaginabili: Jet, med-x, chems ed altre robe. Erano ostili praticamente a tutti, tranne ai Great Khan che rifornivano loro di Chems, una droga molto usata dai demoni. Erano conosciuti per le razzie, uccisioni, stupri e tutte quelle generi di cose brutali e violente. Adoravano drogarsi. Lo facevano con continuità, il che portò loro un effetto collaterale. I loro occhi erano diventati rosso fuoco per le troppe dosi di chems di cui facevano uso. Da quel che sapeva il corriere, i demoni non era capitanati da qualcuno, se ne potevano trovare sparsi in tutto il Mojave in piccolo gruppi. Ma molti di loro tenevano in considerazione come capo Motor Runner. Un uomo letteralmente instabile e psicopatico che amava trucidare la gente. Aveva con se due segugi, cani molto feroci e pericolosi che ascoltavano solo lui.

    Il Corriere dall'altro canto, aveva già ammazzato Motor Runner e i suoi cani, anche se quest'ultimi a malincuore
    Il Corriere dall'altro canto, aveva già ammazzato Motor Runner e i suoi cani, anche se quest'ultimi a malincuore. Non si capacitava del fatto che i Demoni si fossero organizzati per tendere loro un agguato, non era nel loro stile. Loro attaccavano alla cieca, senza pensare alle conseguenze. Per loro l'unica cosa che contava veramente era quella di prendere più tappi possibili, per pagare i Great Khan, che fornivano loro il Chems. Il resto non aveva importanza. Le vite delle altre persone non avevano valore. Lo Chems era l'unica cosa di valore.

    << Mettetevi in posizione >> urlò Jacobs rannicchiandosi vicino una roccia, altrettanto fecero i suoi Ghoul, nel mentre il corriere si preparò ad affrontarli a corpo a corpo.

    I Ghoul uscirono le loro armi da sparo: fucile d'assalto cinese, 9mm, fucile caravan. I demoni erano in superiorità numerica, per cui affrontarli a viso aperto non avrebbe avuto senso. Poi erano imbottiti di ogni genere di droga e questo permetteva loro di incassare più colpi.

    Il gruppo puntò le armi in diverse direzioni, formando quasi un cerchio. D'un tratto i demoni urlarono e alcuni di loro spararono in cielo, dopodiché si lanciarono addosso ai macellai sparando e urlando come psicopatici. I colpi andavano a vuoto e nel frattempo il gruppo aspettava il momento giusto per aprire il fuoco. Non appena furono abbastanza vicini Jacobs lanciò un urlo, ordinando di sparare. I demoni furono falciati dai proiettili che si conficcarono ovunque nelle loro carni, ma questi correvano sempre alla stessa velocità di prima, come se non fossero stati colpiti. La droga che avevano in circolo attutiva il dolore.

    Il corriere si alzò da terra e si preparò a combattere a corpo a corpo, altrettanto fecero i Ghoul estraendo i loro machete. Alcuni demoni buttarono le loro armi da fuoco per terra e impugnarono diversi armi bianche. Con un feroce grido di pazzia i Demoni furono addosso al gruppo. I Macellai erano combattenti straordinari nel corpo a corpo e non avevano rivali nel Mojave, se non forse solo il corriere. Paravano e attaccavano, usavano l'autodifesa per uccidere. In breve tempo arti e teste mozzate dei demoni, erano sparsi ovunque, in mezzo a una pozza infinita di sangue, che sgorgava a rigetto fuori dalle ferite aperte. Alcuni di essi ancora vivi, si lamentavano dal dolore. La droga era inutile contro simili ferite.

    I macellai mozzarono le teste a chi era ancora vivo e ai corpi inermi per terra. Le raggrupparono tutte da una parte. Diversi minuti dopo, impalarono le teste sopra a delle picche di tubi di ferro messe in parallelo lungo il sentiero. Ogni picca era lontano da un altra di diversi metri.

    << Così capiranno che questo è il territorio dei Macellai! >> urlò euforico Jacobs, brandendo il machete in aria e scatenando l'eccitazione dei Ghoul che urlarono a loro volta.

    Il corriere li guardò impassibile e scrutò poi le teste impalate. Il dottore, che si era alzato da un pezzo dal suo nascondiglio, si era seduto poco lontano da loro su un roccia e si puliva gli occhiali con una stoffa nera. Jacobs dopo aver sottolineato la sua euforia, parlò con i suoi Ghoul.

    Disinteressato a quello che dicevano, il Corriere sfruttò questo momento per scambiare qualche parola con il dottore, che appena lo vide abbassò subito lo sguardo.

    << Perché eviti i miei sguardi? >> esordì il corriere con tono pacato << Hai forse qualcosa da nascondere? Ti senti incolpa per averci tradito? per averci venduto? >>

    Il dottore alzò lo sguardo verso di lui, ma non resse a lungo. Non ci riuscì.

    << Dov'è Ginevra? Sta bene? Rispondimi cazzo! >> Chiese il corriere, cercando di non arrabbiarsi.

    Il dottore si rimise gli occhiali e lentamente si voltò verso il corriere con lo sguardo bastonato << Ginevra... >> la voce del dottore risuonava smorzata, quasi inaudibile << Ginevra sta bene... Io... Io mi sono occupata di lei... Non gli hanno torto un capello... >>

    << E' nel covo? si trova lì? >> Domandò velocemente il corriere. Era nervoso.

    << No... Non si trova lì >> il Dottore abbassò lo sguardo verso terra << L'hanno portata via... verso una casetta in legno in mezzo al nulla... >>

    << Cazzo! Cazzo! >> imprecò il corriere cercando di rimanere calmo << Come cazzo sai che non gli hanno fatto niente? Tu non eri con loro quando l'hanno portato lì? >>

    << Io c'ero... >> rispose il dottore strofinandosi i capelli << Ho visto il luogo... E' tranquillo... Ha tutto ciò che gli serve e... >> il dottore non riuscì a finire la frase che Jacobs si intromise

    << la tua amata puttana sta bene, Corriere >> rise Jacobs raucamente << Stai sereno. I mie Ghoul sanno cos'è il galateo, non è vero? >> Jacobs scoppiò in una grassa risata e altrettanto fecero i Ghoul ridendo a crepa pelle.

    << Se solo... >> il corriere non finì la frase che Jacobs lo interruppe.

    << Non sei nella posizione di fare minacce, Corriere >> Jacobs assunse un aria grave e seria << Io ti ho per le palle e se non fai quello che ti dico la puttana muore, intesi? >>

    Il Corriere rimase in silenzio, nel mentre una scarica di rabbia risalì tutto il corpo fino al cervello. Non poteva fare nulla. Ginevra non poteva morire per una sua stronzata, non se lo sarebbe perdonato.

    Poco dopo Jacobs si volse verso il dottore << Riguardo a te dottore... >> Jacobs levò delicatamente gli occhiali del dottore e lo colpì con potente pugno in faccia. Il dottore cadde a terra stonato << Ti avevo chiaramente detto di non parlare con NESSUNO! >> urlò questo prendendo a calci il dottore << TU rispondi SOLO a ME, capito?! >> continuò per qualche secondo, finché non si fermò e buttò sul dottore i suoi occhiali.

    Il corriere rimase impassibile, anzi, aveva persino provato gusto nel vedere il Dottore venire picchiato. Qualcosa di oscuro in lui lo aveva quasi spinto a partecipare, ma respirando profondamente, si rese conto che quel pensiero era sbagliato. Non doveva avere simili pensieri, anche se il Dottore si era comportato davvero male con lui e con gli altri. Il compito di punirlo non aspettava al corriere, ma al Karma. Sarebbe stata questa a punirlo delle sue azioni.

    << Okay, mettete in piedi il dottore e trascinatelo se serve >> ordinò Jacobs strofinandosi le mani, mentre due Ghoul eseguirono l'ordine senza fiatare.

    << Mettiamoci in marcia >> aggiunse Jacobs << Abbiamo perso fin troppo tempo oggi >>
     
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    Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

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    I LAKELURK





    Il sole calò lentamente sulle loro teste. Il gruppo procedette a rilento per via del sentiero intricato. Dovettero fare più volte attenzione a dove mettevano i piedi, per non cascare al di sotto del dirupo. Jacobs, stranamente silenzioso, guidò il gruppo indicando la via. La tetra atmosfera, rese tutto più inquietante per il Corriere; Che Jacobs avesse perso la pazienza e restava muto per non sfociare in una rabbia incontrollata? Che avesse in testa strane idee?

    Un leggero venticello accompagnò i suoni degli scarponi del gruppo, che lenti, proseguirono in fila indiana. Alcune piccoli sassi vennero giù dal dirupo, percorrendo un lunghissimo tratto, prima di schiattarsi a terra. Il Dottore, sostenuto da sotto il braccio da un macellaio, faticava a camminare.

    Qualche minuto dopo, raggiunsero una piccola collinetta rocciosa. Dalla sommità di esso, Jacobs, si guardò attorno, accorgendosi che erano quasi al ridosso del covo, altri trecento metri e sarebbero arrivati. Percorsero una stradina ampia, che di tanto in tanto serpeggiava tra le enormi rocce del Canyon, forse già battuta da qualcun'altro. Passo dopo passo, dietro alcuni massi sontuosi, intravidero la riva del fiume Colorado. Jacobs affrettò il passo, seguito da due macellai e giunto in prossimità della riva, si guardò attorno. Il gruppo lo raggiunse poco dopo.

    Il covo era di fronte a loro, leggermente a sinistra, poteva essere raggiunto solamente scalando alcune piccoli rocce. L'arrampicata non fu facile, il Dottore, indolenzito dalle botte prese da Jacobs, riuscì a stento a mantenersi in equilibrio e ci vollero due macellai che, molto lentamente e in maniera molo rude, trasportarono il dottore fino all'altro capo delle rocce, dove il gruppo era arrivato da un pezzo. Si erano fermati vicino a un lembo di terra abbastanza ampio, le cui acque del Colorado, baciavano dolcemente la terra arida e rocciosa del Mojave.

    Vicino al letto del fiume, c'era una piccola imbarcazione in legno semi-distrutta, il Corriere preso dalla curiosità, si avvicinò.

    << Non sapeva che ti piacessero le barche, Corriere >> esordì Jacobs ironico, dietro di lui. Il Ghoul lo raggiunse cercando di capire cosa stesse osservando l'uomo.

    Il corriere rimase in silenzio, scrutando attentamente la piccola imbarcazione. Sulla parte posteriore della barca, si potevano notare morsi molto profondi, tra cui alcuni segni di artigli che avevano grattato il legno della barca. Era chiaramente opera dai Lakelurk.

    Chiunque fosse abbordo, era stato attaccato dai quei mostri che, stando a quanto poteva constatare il Corriere, dalla mancanza di tracce di sangue e di lotta, erano riusciti a fuggire.

    << Ma cosa guardi? >> disse Jacobs confuso, avvicinandosi ancor di più alla barca.

    Il Corriere spiegò ciò che aveva dedotto.

    << Notevole >> esclamò Jacobs, sbalordito << Ora però, pensiamo a mantenere gli occhi aperti. Se non stiamo attenti, quei figli di puttana possono spuntare da un momento all'altro >>

    Il sole, ormai prossimo a tramontare, donava un paesaggio indimenticabili agli occhi del corriere con gli ultimi raggi di luce che penetravano le piccole spaccature del canyon roccioso alla sua destra, trasmettendogli un senso di pace e serenità. Le acque piatte del fiume, riflettevano la luce solare, brillando di un arancione vivo e splendente. Il Corriere rimase stupito dall'incantevole paesaggio che ogni volta il Mojave riusciva a donare ai suoi occhi sensibili e profondi.

    << Ascoltatemi >> urlò Jacobs, attirando l'attenzione del corriere e di tutti gli altri << Il sole sta calando, perciò ci accamperemo qui. Non possiamo entrare nel covo di quei figli di puttana stanchi e affamati, saremo un banchetto troppo sostanzioso e facile per quei mostri. Quindi, costruiremo qui il nostro accampamento e domani all'alba continueremo la missione >> Jacobs si schiarì la voce rauca << Ora mettetevi al lavoro! >> ordinò infine, sedendosi su piccolo rilievo di roccia.

    La notte era calata da un po, quando finirono di costruire l'accampamento. Tre tende, perlopiù stracci, furono messe in parallelo, con quella centrale era riservata a Jacobs. Un fuoco da campo posto al centro, ardeva vigoroso dando conforto agli animi stanchi del gruppo che sedeva tutt'attorno. Alcune torce erano messi ai bordi dell'accampamento.

    Vicino al bollitore, un macellaio preparava una strana zuppa di carne di ratto talpa, assieme a qualche ingrediente non specificato. Da esso, fuoriusciva un odore invitante, talmente forte, che il Corriere pensò per un attimo potesse attirare Gecki, Deathclaw o altri abomini nei paraggi.

    Il macellaio finì di girare la zuppa, prese col cucchiaio un pezzo di carne e la versò nella ciotola di Jacobs. Ripeté l'operazione fin quando tutte le ciotole furono riempite. Il corriere deglutì schifato. La carne non rendeva onore all'odore che si stagliava nell'aria e che, un attimo prima, aveva riempito i suoi polmoni.

    Finito il pasto, appoggiò la ciotola sulle altre e si diresse verso la tenda per dormire, ma Jacobs, lo afferrò per un braccio.

    << Vai già a dormire così presto, Corriere? >> sorrise il Ghoul << Non ti va di fare due chiacchiere nella mia tenda? >>

    Il corriere lo guardò indeciso per un istante, poi annuì.

    Appena raggiunsero la tenda, Jacobs si stiracchiò sull'amaca legata tra due bastoni robusti, mentre il Corriere si sedette per terra.

    << Credo tu sappia dove si trova Ginevra, non è vero? >> chiese Jacobs con un sorriso malefico.

    << Cosa te lo fa pensare? >> rispose il corriere, serrando gli occhi.

    Jacobs lo fissò sorridente << Con il dottore hai parlato di questo, né sono certo. Non sono così scemo, le cose le capisco da me. E poi, abbiamo un patto. Perché dubiti? >>

    << Sai, non mi fido di un assassino >> rispose secco il corriere.

    << Ora mi stai mancando di rispetto, corriere >> aggiunse Jacobs poco irritato << Ma in effetti, non hai tutti i torti. Oggettivamente, direi che hai ragione. Ma come ogni persona, io ho avuto le mie ragioni >>

    << Ti sembra una valida ragione uccidere per divertimento? >> disse il corriere con disprezzo.

    << Uccido per una ragione >> rispose Jacobs << Tutti il Mojave odia i Ghoul. Nessuno vuole avere a che fare con noi. Ci disprezzano, ci insultano, ci fanno sentire dei mostri, ma noi... noi non siamo mostri, siamo PERSONE >> sottolineò la frase con rabbia << Uccidiamo per purificare questa terra malata, corrotta. Vogliamo vendetta per i nostri fratelli uccisi senza motivo. Noi eravamo umani un tempo... ma le radiazioni... le radiazioni ci hanno reso dei mostri, degli abomini. La nostra pelle non è più come la vostra, ma il nostro cuore è come il vostro. Batte alla stessa frequenza e sentiamo le stesse emozioni. Ora non cerco pietà, ma solo vendetta. Vendetta per i nostri fratelli uccisi e torturati ingiustamente! >>

    Il corriere rimase in silenzio. I Ghoul non erano mostri e lo sapeva bene. In passato ne aveva conosciuto molti, e quasi tutti, erano persone come le altre. La gente temeva che potessero diventare Ghoul feroci da un momento all'altro, e perciò, chiudevano le porta a quest'ultimi, che volevano vivere solamente una vita normale come tutti. Ma le inquietanti storie che si raccontavano sui Ghoul, rendeva la loro vita un inferno. Non erano accettati ovunque, ma solo in piccole comunità, in cui venivano schiavizzati; costretti a fare lavori pesanti e mal retribuiti. Esisteva solo una città in cui i Ghoul potevano essere se stessi; Necropolis.

    Alzandosi, il Corriere andò via. Jacobs non lo fermò. Fuori, seduta su una pietra, una sentinella sorvegliava l'accampamento con il fucile d'assalto cinese tra le mani. Guardava in direzione del covo, pronto ad allertare tutti in caso di pericolo. Il Corriere proseguì verso la sua tenda. All'interno, due macellai dormivano beati tra alcune coperte imbottite. L'uomo si sedette nel suo letto e dormì.

    Fu svegliato di soprassalto dal frastuono di grida che provenivano fuori dalla tenda. Si alzò frastornato, sollevò il lembo di tenda e si ritrovò Jacobs, che faceva avanti e indietro, lamentandosi con i suoi Ghoul. I raggi del sole, timidamente sorto da poco, illuminarono il sangue per terra. La sentinella della scorsa notte era sparita. Una gamba e una pozza di sangue, la cui scia finiva nel fiume, fu l'unica cosa che rimase del Ghoul.

    << Come cazzo può essere che nessuno si sia accorto di niente?! >> urlò Jacobs, puntando il dito verso tutti i Ghoul. Cercò di rimanere calmo, compiendo dei profondi respiri, ma non servì a nulla. Era troppo agitato << Mi dite come cazzo può succedere?! Nessuno ha sentito niente?! Cazzo! >>

    << Potevano ammazzarci tutti e voi non vi siete accorti di un cazzo! >> gridò questo, guardando il sangue per terra, poi rimase in silenzio per alcuni secondi e infine disse << Ora preparatevi per la missione. Tra dieci minuti partiamo >>

    Il Corriere ritornò nella tenda, preparò le sue cose e uscì fuori. Con grande sorpresa si accorse che era l'unico, oltre il dottore, che si era sbrigato. Tutti gli altri erano intenti a sistemare il loro inventario. Fu tentato di parlargli, ma non lo fece. Il dottore avrebbe rischiato altre botte da Jacobs se l'avesse fatto.

    Diversi minuti dopo, Jacobs uscì dalla tenda, camminando verso l'entrata del covo, per poi voltarsi immobile. Nel frattempo i macellai si riunirono davanti a lui, seguiti dal Dottore e il Corriere.

    << Ascoltatemi con attenzione >> Urlò questo con tono autoritario << Quel covo che vedete alle mie spalle, non è una semplice caverna. Non sono semplici animali mutati. Non sono quei cazzoni del RNC, ma qualcosa di molto pericoloso >> rimase zitto per alcuni istante, poi continuò << Rimanete vicini e non fate stronzate! Quei cosi ci stanno aspettando perciò occhi aperti. Andiamo! >> ordinò infine, facendo proseguire due macellai per primi.

    I due Ghoul entrarono lentamente da un piccola fessura nella roccia. Le torce, poste al fianco all'elmo, squarciarono di poco la fitta oscurità della caverna, ma la poca potenza delle luci, non permise loro di vedere a più di due metri. Le mani dei due, tremavano e impugnavano a fatica i fucili. Si guardarono attorno, perplessi, rimanendo immobili per un po', poi fecero qualche passo a sinistra. Davanti a loro solo rocce, nient'altro. Un tetro silenzio, molto profondo, regnava sovrano in quel tratto di caverna. Riuscivano persino a sentire i loro respiri.

    Qualche istante dopo, il gruppo li raggiunse e Jacobs voltandosi più volte, ordinò ai suo macellai di muoversi in semicerchio, con un Ghoul davanti e uno dietro come retroguardia. Scesero il sentiero roccioso a sinistra, che diventò man mano sempre più ampio. La fitta oscurità divorò il fascio di luce delle torce che, cercavano invano la fine del sentiero. L'eco dei passi rimbombò da una parte all'altra della caverna, facendo raggelare il gruppo che, fermandosi di volta in volta, credeva che qualcuno li stesse seguendo. Camminarono a passo lentissimo, pur di non far rumore, ma non servì a nulla. L'eco, pur debole, faceva rimbombare lo stesso i passi e la terra schiacciata sotto i loro scarponi.

    Giunsero in una piccola stanza rocciosa. Davanti a loro, sparsi un po' ovunque, dei resti scheletrici con addosso uniforme mangiucchiate.

    << Merda! >> imprecò Jacobs << Forse siamo nella sala da pranzo di quei figli di puttana! Tenete le armi pronte, non si sa mai >>

    Il Corriere si chinò verso alcuni resti, esaminandoli. Li osservò attentamente, ma non riuscì a riconoscere gli indumenti degli scheletri. Erano fin troppo logori per capire se fossero mercenari, prospettori, avventurieri o altro. Una cosa però era certa; erano lì da molti anni.

    << Avanziamo! >> ordinò Jacobs.

    Il gruppo si mosse verso sinistra. Il sentiero roccioso scendeva giù per molti metri e quel silenzio, che dapprima era inquietante, ora divenne un lontano ricordo. Dai muri, gocciolava dell'acqua che finiva nel terreno acquoso della caverna, dando sollievo alle orecchie tese del gruppo. Camminarono nell'acqua alta pochi centimetri, ritrovandosi in un stanza molto ampia e delle naturali colonne rocciose, leggermente strette e allungate come grissini, si ergevano alte sopra di loro, raggiungendo l'estremità del tetto. Il terreno irregolare, creava delle pozze d'acqua profonde qualche metro. Il gruppo proseguì molto lentamente, stando attenti a non cascarci dentro. Da lontano, avvistarono una specie di baracca in legno. Il Corriere si stranì. Cosa ci faceva una baracca in una caverna come questa?

    Quando arrivarono, Jacobs ordinò ai macellai di fare la guardia, mentre lui controllava la baracca assieme al Corriere. L'interno era arredato in modo spartano: un tavolo, un letto, una scrivania, una sedia e una lanterna ad olio, che il corriere cercò di far funzionare, senza riuscirci. A destra, c'era un piccola stanzetta con dei scaffali in plastica, su di esso delle cianfrusaglie. Infondo, con la schiena poggiata al muro, i resti scheletrici di un prospettore. A pochi centimetri dalle mani di questo, una nota e una 9mm. Il Corriere si chinò per prendere la lettera, ma Jacobs, appoggiando la mano sulla spalla dell'uomo, lo fermò.

    << Credo che quella sia roba mia >> disse Jacobs con tono serio << Sono io il capo della spedizione, perciò, tutto quello che trovi e roba mia, ci siamo capiti, corriere? >> sogghignò raucamente.

    Jacobs prese la nota e la lesse. Quando finì, assunse un aria preoccupata, poi guardò il corriere che, impassibile scrutava l'espressione del Ghoul.

    << Tieni. Leggi >> Jacobs buttò la nota addosso al corriere che l'afferrò al volo << Guarda che c'è scritto >>

    "Sono dappertutto. Quei mostri sono ovunque. Siamo riusciti a farne fuori tre, ma l'intera squadra è stata massacrata da quelle cose. Non sono come i Mirelurk, questi... questi sono diversi. Hanno ucciso Franky e Steve con degli attacchi sonici dalla distanza. Le loro teste sono esplose in una frazione di secondi... Ora siamo impantanati qui sotto. Gli altri stanno alzando delle difese contro quei mutanti. Per ora siamo al sicuro, ma non so per quanto tempo. L'attesa mi sta uccidendo. Sento la loro presenza. Li sento strisciare attraverso i muri. Stanno aspettando il momento giusto per ucciderci tutti, me lo sento. Devo... Devo combattere. Non posso arrendermi. Questa non è la mia fine. Io non morirò oggi. -Philip Collins"

    Una volta finito di leggere, il Corriere si volse verso Jacobs, serrando gli occhi. Il Ghoul si avvicinò, strappando la nota dalle mani dell'uomo << Hai letto? Questo era un fottuto prospettore. Che cazzo ci facevano qui dei prospettori? Non sapevano che questo posto era pieno zeppo di quei figli di puttana? Ma dove cazzo vivevano queste teste di cazzo? >> La voce di Jacobs risuonò con disprezzo.

    Il Ghoul, aveva chiaramente dei rancori contro questi, odiava la parola stessa "prospettore". Il Corriere lo capì subito.

    << Non ti vanno a genio questi prospettori, eh? >> rispose vago il corriere, cercando di capire come avrebbe reagito Jacobs alla domanda.

    << Sono solo delle teste di cazzo >> rispose Jacobs, indicando con la testa i resti del prospettore morto << Quei sacchi di merda mi hanno sempre dato problemi. Ficcavano il naso dove non dovevano, e per giunta, rompevano il cazzo ai miei uomini mentre erano in ricognizione. Sono gli unici a farlo. Sono felice che quei mutanti hanno massacrato quelle teste di cazzo. Poi, lo vedi da te, quel coglione si è sparato in testa. Parlava di combattere e altre stronzate varie, ma vedi che fine ha fatto. Boom! un colpo in testa >> fece segno con la mano, formando una pistola alla tempia << Quello era un cacasotto di prima categoria, te lo dico io. I prospettori sono tutti delle merde. Comunque, penso ci odiassero per le cose... >> Jacobs fissò il corriere << Ma che cazzo te lo dico a fare >>

    Il Corriere rimase in silenzio. Il Ghoul nutriva un odio profondo per i prospettori. Da quel che sapeva i prospettori si tenevano fuori da faccende pericolose, limitandosi a trovare oggetti che potessero tornare utili alla gente. Era raro che combattessero contro i mutanti, ma ora il Corriere era sorpreso. Perché i prospettori odiavano i macellai? Cosa ha spinto questi ad attaccarli?

    << Perché i prospettori vi odiano? >> domandò il corriere << So che non siete visti bene nel Mojave, anzi, la gente vi odia. Ma nessuno vi aveva creato grossi problemi, nemmeno l'RNC era in grado di farlo >>

    Jacobs lo guardò per un istante, poi rispose << Forse abbiamo massacrato i loro compagni, forse... Che cazzo ne so. Non vado in giro a contare ogni pelleliscia ucciso. Lo so, lo so, sono davvero un ghoul cattivo, ma sai quanto me ne frega a me della gente che ammazzo? Un cazzo! >> scoppiò in una grassa risata malefica.

    Il corriere strinse i pugni dal nervoso. Questo rideva a crepa pelle, fregandosi della scia di sangue che lasciava alle sue spalle. Non dava importanza alla vita umana, per lui uccidere era come respirare. Non ne poteva fare a meno. L'avrebbe ammazzato di botte in un altra occasione, ma non poteva farlo. Il Corriere doveva stare al suo gioco. Non poteva permettersi passi falsi.

    << Ora se non ha più domande del cazzo, andiamo! >> aggiunse Jacobs riluttante, mentre ridacchiava, guardando i resti del prospettore morto e spuntandoci sopra schifato.

    Si incamminarono nuovamente. Il dottore, sempre sostenuto da sotto il braccio da un macellaio, guardò il corriere. Voleva sapere cosa avessero trovato nella baracca e se fosse troppo pericoloso continuare. Passo dopo passo, l'ansia li crebbe sempre più, ma si sforzava di pensare alla missione, allo scopo finale dei suoi studi.

    Continuarono per un lungo corridoio roccioso che, scendeva e risaliva più volte, fin quando si ritrovarono sopra a un dirupo senza uscita. Al di sotto, un ampio laghetto bagnava un lembo di terra rocciosa asciutto. Il tetro silenzio dell'ambiente, fece raggelare il sangue al gruppo. Non si sentiva alcun rumore. Le acque piatte e scure, specchiavano le rocce appuntite fisse sul soffitto la cui estremità era avvolta dall'oscurità.

    Jacobs si avvicinò al bordo, guardò giù e intravide, sforzando gli occhi, una stradina che risaliva verso destra << Dobbiamo scendere >> disse << Questo posto non mi piace per niente. Troppa calma >>

    << N-no. Potrebbero e-esserci dei Lakelurk in quel laghetto >> rispose il dottore, smorzando la voce, come se avesse paura di un eventuale reazione del Ghoul.

    << Vuoi forse rimanere qui? >> Jacobs si avvicinò al Dottore << Vuoi essere il pasto di quei figli di puttana? Beh io no. Quindi, farai quello che dico io. Scenderai quel cazzo di dirupo e procederemo per quella strada >> Il Ghoul indicò con la mano il sentiero << Se non avessi un accordo con te, ti darei impasto io stesso ai Lakelurke, fottuto pelleliscia doppiogiochista, ma abbiamo un accordo. Rispetta quel cazzo di accordo! Ora cammina! >> Minacciò Jacobs, serrando gli occhi.

    Il Dottore rimase in silenzio. Era restio a proseguire, ma il macellaio che lo sosteneva, lo trascinò con forza fino al dirupo. Lentamente, due macellai scesero giù, appoggiandosi ad alcune rocce sporgenti. Una volta a terra, si guardarono attorno, dando il via libera agli altri. Jacobs fu il primo a scendere, seguito dal Corriere. Gli altri Ghoul scesero dopo di lui, infine rimase il Dottore e il macellaio che lo aiutava. Questo, sempre più restio a scendere, cercò di far forza sui piedi per non farsi trascinare, ma il Ghoul, senza alcuna fatica, lo trascinò al bordo del dirupo. Molto lentamente scesero giù e raggiunsero gli altri.

    << Se non la smetti di creare problemi, giuro che ti riempo di botte >> Jacobs minacciò il dottore, tirandogli un pugno allo stomaco. Il dottore si accasciò per terra, faticando a respirare << Forza! Alza questo pezzo di merda! >> prontamente il macellaio rialzò il Dottore.

    Proprio mentre il gruppo si era voltato per intraprendere il sentiero, dall'acqua fuoriuscirono delle bolle. L'eco, produsse un suono interminabile, che si scontrò da una parte all'altra delle pareti, per poi tornare indietro e ricominciare. Il silenzio era stato rotto da qualcosa... qualcosa che giaceva negli abissi del laghetto. All'unisono, il gruppo impugnò prontamente le armi, mirando all'acqua.

    << Non sparate, cazzo >> sussurrò Jacobs a tutti << Non voglio ritrovarmi quei figli di puttana addosso >>

    I macellai, tesi e spaventati, e con le mani tremanti, non riuscivano a tenere ferme le armi. Dall'acqua, altre bolle iniziarono a venir su. I Ghoul ansiosi, guardarono Jacobs; volevano sparare, non aspettavano altro. Credevano che, se avessero aperto il fuoco, avrebbero fermato sul nascere qualsiasi minaccia venisse da quegli abissi.

    D'un tratto, le bolle scomparvero. L'acqua divenne piatta. Un tetro silenziò calò sul gruppo. Il dottore era in preda al panico. Jacobs guardò il Corriere, lui rimase fermo con lo sguardo fisso sul laghetto.

    Improvvisamente, una sagoma uscì velocemente dall'acqua, atterrando sul terreno roccioso a pochi passi dal gruppo. Il rumore echeggiò nella caverna da una parte e l'altra. La creatura verdognola, alta due metri o più, piena di squame, spalancò le braccia, emettendo un suono stridulo, molto minaccioso. I suoi occhi, freddi e scavati, cercarono il più debole gruppo.

    << Merda! >> urlò Jacops, aprendo il fuoco per primo, seguito dagli altri macellai. La raffica di proiettili, molte delle quali finirono contro le rocce, interruppero il silenzio, scatenando l'inferno.

    Il Lakelurk, mosse le braccia, lanciando un attacco sonico che disintegrò la testa di un macellaio. I brandelli delle cervella schizzarono in diverse direzioni, colpendo in faccia il dottore che, preso dal panico, fuggi versò una piccola fessura nella roccia.

    Il Corriere percepì altri due Lakelurk che, lentamente, stavano uscendo dal laghetto. Il primo Lakelurk, crivellato di proiettili, cadde a pancia in giù, mentre gli altri due, attaccarono con il favore dell'tenebre. I colpi sonici, fecero esplodere la testa di un altro macellaio, mentre altri due, vennero scaraventati violentemente verso alcune rocce appuntite, infilzandoli.

    Jacops, prese il suo machete e si diresse con gran foga verso un mutante. Questo cercò di infilzarlo con i suoi artigli, ma il Ghoul deviò il colpo, mozzando dapprima il braccio sinistro e poi la testa del Lakelurk. L'altro mutante indietreggiò, ferito dai colpi delle armi da fuoco.

    Il corriere non mosse un dito. Perché aiutarli? Avrebbe preferito che i Lakelurk facessero il lavoro sporco, ma a quanto pare la situazione era andata diversamente.

    A gran fatica, il gruppo ne uscì vincitore. Il Lakelurk ferito, strisciando verso l'acqua, cascò per terra. Il suo corpo senza vita giaceva a terra ai margini del laghetto, con metà del viso immerso nell'acqua. Solo tre Macellai c'è l'avevano fatta, oltre Jacobs.

    << Cazzo, cazzo, cazzo! >> imprecò Jacops, guardando i corpi senza vita dei macellai << Vi avevo detto di tenere gli occhi aperti, merda! >>

    Poco lontano dal gruppo, un ghoul infilzato da uno spuntone roccioso, emise un gemito, attirando l'attenzione di Jacobs e del Corriere.

    << Ehi, va tutto bene. Non muoverti >> sussurrò Jacobos, guardando l'entrata e l''uscita della roccia appuntita dal corpo di questo.

    << Io... Non... >> balbettò il ghoul sofferente, sputando del sangue dalla bocca << Non voglio... cough... morire... ho ancora molto da fare... cough... voglio servire la... causa... >> con quest'ultime parole, il ghoul espirò.

    I suoi occhi, vuoti e privi di vita, fissavano gli occhi di Jacobs che rimase inerme davanti a lui. Il corriere lo scrutò. Non aveva mai visto Jacobs in queste condizioni. Per la prima volta il Ghoul soffriva, trattenendo a stento le lacrime. I suoi occhi lucidi, fissavano il macellaio morto. Il dolore lo stava divorando.

    D'un tratto, l'acqua ribollì. Le bolle questa volta, erano più dense e costanti. I macellai rimasti, guardarono in direzioni di Jacobs, ma questo pareva estraneo al mondo, da tutt'altra parte. Il Corriere si avvicinò lentamente al laghetto. Percepì qualcosa di molto pericoloso sul fondale. Le acque ribollirono sempre più, finché non raggiunsero l'altezza di qualche centimetro.

    Dalle acque uscì una sagoma enorme. Un lakelurk alto tre metri, con occhi infossati di un giallo penetrante e l'addome durissimo e lucente. Rimase fermo per un po', emettendo un flebile gemito. I tre macellai rimasti, aprirono il fuoco contro l'essere che, dapprima rimase immobile, per poi spalancare le braccia e gonfiare il petto, rilasciando una forte onda sonica che travolse i tre macellai, scaraventandoli contro le rocce, uno di essi si fracassò il cranio in due.

    Il corriere, che aveva assistito a tutta la scena, capì che si trattava del leggendario Lakelurk Alpha. Non ne aveva mai visto uno in tutto il Mojave. Pensava che non esistessero e che fossero solo delle stupide leggende, ma invece, era proprio davanti a lui.

    Jacobs si volse di scatto. I suoi occhi ardevano come fiamme negli inferi. Prese il suo machete, guardò rabbioso negli occhi il lakelurk alpha e imprecando << Figlio di puttana! >> si lanciò contro il mutante, gridando a squarciagola, come fosse in preda al delirio più totale. Il mutante rimase fermo e non appena Jacobs gli fu vicino, l'essere lo avvolse con le sue braccia squamose, stritolandolo, per poi con un salto all'indietro, tuffarsi nel laghetto. Jacops, urlando dal dolore, sparì nelle profondità degli abissi. Il Corriere, si avvicinò lentamente al lembo del laghetto, cercando di intravedere qualcosa. Poco dopo, una testa e un braccio riemersero in superficie, mentre le acque si dipinsero di rosso.

    Il gruppo era stato decimato. Solo lui e il dottore erano sopravvissuti. Si sentì sollevato dall'idea, che senza far nulla, i macellai erano stati tutti decimati. Il pericolo che potessero portare morte e distruzione ancora una volta nel Mojave, era terminato. L'RNC, poteva di nuovo continuare la sua espansione territoriale ed economica senza grossi problemi. Novac sarebbe stata forse liberata dal militarismo che vigeva lì e non sarebbe stata più una fortezza, ma un villaggio, come lo era un tempo. La minaccia che incombeva prepotente nel Mojave, era stata distrutta.

    Il corriere si volse. Oltre ai cadaveri dei macellai e dei Lakelurk che giacevano in una pozza di sangue, non riuscì a intravedere il dottore. Camminò a zonzo per qualche tratto, guardandosi attorno.

    << Esci fuori, dottore >> disse il corriere, fermandosi frontalmente nella direzione in cui l'uomo si era nascosto. Timidamente il dottore uscì dal suo rifugio, pulendosi la polvere dai vestiti con le mani.

    << S-sono morti..? >> balbettò l'uomo spaventato << T-tutti morti... non so se... >>

    << Smettila di blaterare >> tagliò corto il corriere << Vuoi ancora portare al termine i tuoi studi? >>

    Il dottore rimase spiazzato dalle parole del corriere. Perché il corriere voleva aiutarlo? L'aveva venduto a Jacobs, facendo del male a Morpheus e Ginevra. Perché ora era disposto ad aiutarlo? Il dottore non riusciva a capire.

    << Allora?! >> disse il corriere spazientito.

    << N-non capisco perché vuoi farlo, voglio dire... >> il Dottore non finì la frase.

    << Ascoltami bene >> rispose il corriere, guardando dritto negli occhi l'uomo << Avevamo un contratto io e te, ricordi? Bene. Quel contratto l'hai rescisso tu per qualche tuo motivo, ma a me, come ben sai, spetta un risarcimento per i danni subiti. Capisci di cosa parlo vero? Bene. Ora quel contratto ritorna nuovamente a me. Perciò, tolti i fattori morali e giuridici, tu mi pagherai per questo lavoro e in più mi darai degli extra come risarcimento per il mio licenziamento e danni morali subiti da terzi per tua mano. Tutto chiaro? >>

    Il dottore non riuscì a rispondergli. Le parole del corriere gli risuonarono in testa, come un forte bombardamento a tappeto. Non riusciva a dirgli il contrario e nemmeno a dirgli una parola.

    << Credo che sia un si >> aggiunse il corriere, accennando un sorriso << Forza andiamo! >>

    << Ma non potrebbe tornare quel lakelurk? >> rispose il dottore, guardando in direzione del laghetto.

    << Non tornerà >> disse il corriere << E' occupato a mangiarsi quel che resta di Jacobs >>

    I due, dalla stradina rocciosa, scesero sempre più in profondità. I lati delle pareti si strinsero in alcuni frangenti, per poi ritornare distanti, alternandosi di continuo e mentre camminavano per il lungo corridoio roccioso, giunsero davanti a una biforcazione. Il corriere si fermò, scrutando l'oscurità alla sua destra. Il fascio di luce della torcia, squarciò il buio, illuminando le rocce che bloccavano la strada. Probabilmente, qualche tempo prima, il soffitto era ceduto per cause naturali, forse un terremoto. Ora c'era un ammasso di pietre che impediva loro il passaggio.

    Proseguirono a sinistra. Il Corriere, era poco più avanti rispetto al dottore, che preoccupato, continuava a voltarsi indietro, credendo che qualcuno lo stesse seguendo, per poi saltargli alla gola non appena si fosse distratto.

    Giunsero in un enorme antro. L'impenetrabile oscurità, era come un mostro che aspettava il momento adatto per inghiottirli. Solamente la luce della torcia del corriere dava vita a quel senso di vuoto e di infinito. Tutto era circondato da un buio penetrante, quasi lo si poteva sfiorare con le mani. Di volta in volta, piccole gocce d'acqua venivano giù dalle pareti, scontrandosi contro il pavimento roccioso. Il suono echeggiò da un parte e l'altra in un loop infinito, succeduto dai rumori dei loro scarponi che, rimbombavano attorno a loro. Si poteva udire persino il rumore della brecciolina sotto i loro piedi.

    Di tanto in tanto, capitava che i due vedessero delle strane colonne rocciose, molto fini e allungate che raggiungevano, almeno da quanto poteva intuire il corriere, la fine del soffitto, ma l'oscurità che si annidava lì, gli impediva di vederne la fine. Alcuni enormi sassi erano incastonati tra le pareti, assumendo forme strane.

    Appena svoltarono l'angolo, con gran sorpresa dei due, cominciarono a spuntare dal terreno e dalle pareti, dei funghi radioattivi molto luminosi. Erano dei piccoli funghi di qualche centimetro, molto tossici, ma che sprigionavano una grande quantità di luce attorno a loro. Finalmente la torcia del corriere potevano contare su un alleato in più.

    Ora la stanza era ben illuminata. C'era un corridoio davanti a loro, che portava da un altra parte, mentre alla loro sinistra, vicino alcune rocce, c'erano alcuni mucchi di ossa.

    << Stiamo andando nella loro tana? >> chiese il dottore, indicando le ossa.

    << Non credo. Penso invece che siamo vicino al loro nido >>

    << Lo spero. Non vorrei ritrovami uno di quei cosi alla mia gola >>

    << Sono tutti morti. Non percepisco nessuno attorno a me >>

    << E' strano che hanno lasciato incustodite le uova... >> rifletté il dottore << ...Forse avevano avvertito la minaccia e si sono dirette verso di noi... Questo vuol dire che i Lakelurk che sono morti, erano delle femmine... >>

    Il corriere annuì.

    Proseguirono lungo il corridoio stretto, che serpeggiava, dapprima a destra e poi sinistra, scendendo sempre più giù. Si ritrovarono in una piccola stanza illuminata da molto funghi. Infondo al piccolo antro, il dottore notò delle sacche d'uovo. Erano delle specie di sacche bluastro, con al di sopra delle uova di colore biancastro o giallastro.

    << Oh finalmente >> disse il dottore stupefatto e incantato. Si avvicinò alle uova, lisciandole con la mano, come se avesse paura di romperle.

    << Sbrigati, dottore >> rispose il corriere << Non abbiamo tempo per le smancerie >>

    Il dottore si volse verso di lui, con espressione accigliata, ma non resse lo sguardo penetrante e torvo del corriere.

    << Okay, okay >> rispose frettoloso il dottore << Dammi un minuto >>

    << Non c'è l'abbiamo un minuto, fai in fretta! >>

    L'uomo avvertì nell'aria una strana sensazione. Percepì che qualcosa non andava. Non era più tranquillo come prima. Ora una strana sensazione, che non riusciva a spiegarsi, strisciava tra le sue carni, tra i suoi pensieri, tra le sue percezioni.

    << Dottore, sbrigati! >> incitò il corriere, afferrando il suo machete in mano.

    Il dottore cercò di infilare quante più uova poté nel suo zaino, finché non raggiunse il limite. Ben tredici uova. Poi si volse, guardando per l'ultima volta le ultime rimaste. Si rattristì, non accettava il fatto di lasciarli lì. Sapeva che non avrebbe avuto un altra occasione per recuperarle. Il Corriere lo guardò stranito, ma non disse niente.

    << Andiamo! >> ordinò il Corriere. Il dottore si volse e lo raggiunse.

    Tornando indietro, il corriere intravide uno strano passaggio incastonato tra le rocce, da cui proveniva della luce. Non era la stessa luce che sprigionavano i funghi, ma assomigliava più alla luce del sole. Dalla direzione in cui erano venuti minuti prima, era impossibile notarlo, se non girandosi e facendo attenzione. Ma ora, che c'è l'avevano di fronte e la torcia casualmente aveva illuminato per un istante quel passaggio, potevano forse, uscire velocemente dalla caverna. In tutto il Mojave, c'erano delle caverne che, una volta giunto alla fine di essa, si poteva riemergere in superficie molto facilmente, tramite passaggi segreti. Nessuno sapeva con precisione se fossero stati scavati da gruppi di sopravvissuti che, forse in passato, avevano abitato quelle caverne, oppure se fossero proprio delle aperture naturali. Fatto sta, che erano delle vere e proprie manne dal cielo in queste occasioni.

    D'un tratto, il Corriere percepì qualcosa alle sue spalle e si volse per controllare. Di fronte a lui, il Lakelurk Alpha si avvicinava di soppiatto, per poi bloccarsi quando la luce della torcia lo illuminava.

    << Fuggi! >> urlò il corriere, indicando il passaggio segreto al dottore.

    Questo, abbracciando lo zaino per non far urtare le uova tra loro, si mise a correre di gran carriera verso il passaggio. Il Corriere indietreggiò lentamente, guardando gli occhi freddi e infossati del mutante. Quando il dottore svanì, il Corriere si volse, mettendosi a correre più veloce che poté. Il Lakelurk Alpha, lanciò un attacco sonico che, per poco non prese il corriere. Il colpo, finì contro alcune rocce, facendo tremare il soffitto, da cui vennero giù alcuni piccoli sassi. L'uomo girò l'angolo del passaggio e continuò così per diversi metri. Il dottore era sparito, come se si fosse dissolto nel nulla. Il mutante lo inseguiva infuriato, lo braccava. Pochi secondi dopo, senza neanche accorgersene, si ritrovò fuori dalla caverna.

    I raggi del sole accecarono il Corriere, facendogli chiudere gli occhi da dolore. Si mise le mani davanti agli occhi, cercando di aprirli lentamente. Dietro di lui, il lakelurke alpha uscì allo scoperto ma, lanciando un grido doloroso, rientrò velocemente dentro la caverna. Probabilmente il mutante non era abituato al sole o forse non usciva da giorni. Quando il Corriere riuscì ad aprire gli occhi, dopo alcuni minuti, si accorse che poco lontano da lui, seduto su una roccia, con lo zaino sulle cosce, c'era il dottore che contemplava le uova dei Lakelurk con un sorrisetto vanitoso.

    << C'è l'abbiamo fatta >> disse il dottore, senza distogliere lo sguardo dallo zaino.

    << No >> rispose il corriere << Puoi dirlo solo quando avrò il mio pagamento >>

    << Certo, certo, l'avrai >> aggiunse il dottore, guardando l'uomo << Ma per pagarti dovrò tornare a Novac >>

    << Lo so >> disse il corriere << Ma prima però dovremmo andare a liberare Ginevra >>

    Il dottore rimase in silenzio, abbassando lo sguardo.

    << Sei contrario per caso? >> Il corriere serrò gli occhi.

    << No, no... >> rispose il dottore << E solo che... volevo prima pagarti, senza starti troppo tra i piedi... >>

    << Tu ora verrai con me, dottore >> aggiunse il corriere << Devi delle scuse a Ginevra >>

    << M-ma lei... >> balbettò il dottore, in preda al panico << ...L-lei non capirà... mi ucciderà... non p-posso venire... >>

    << Nella vita si raccoglie ciò che si semina, dottore >>
     
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    Si nascondono da me dietro muri di nebbia, l'umanità e l'abisso. Partoriscono mostri da aizzare gli uni contro gli altri. E più il sangue scorre, più la follia inebria. L'abisso nell'anima, la colpa dell'altro.

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    EPILOGO





    NOTA BENE: questo è l'ultimo capitolo della FanFiction Fallout New vegas.

    Buona lettura!


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    Il corriere e il dottore proseguirono lungo la zona accidentata, allontanandosi di poco dalle rive del Colorado. I raggi solari, rifletterono sulle acque cristalline del fiume, donando al Corriere un immagine surreale. Davanti a loro, a circa cento metri, un sontuoso ammasso roccioso troneggiava su tutto il Canyon. Il dottore lo guardò stupito, per poi ritornare nei meandri oscuri dei suoi pensieri. Il corriere invece, proseguì circospetto. Ebbe la strana impressione che questa zona fosse troppo tranquilla dall'ultima volta che l'aveva esplorata.

    Raggiunsero un piccolo dirupo. A destra, il deserto del Mojave incombeva minaccioso verso loro, mentre a sinistra, il canyon continuava serpeggiando tra alcuni vicoli cechi. Man mano che proseguirono, il terreno divenne sempre più arido e secco; il ch'è significò che si stavano allontanando dal fiume.

    Scesero giù per alcuni tratti, risalirono di nuovo e infine svoltarono a destra. Nel frattempo i raggi del sole si batterono con forza su di loro. Il dottore era stanco e faticava a camminare. La vista gli si appannava in alcuni frangenti e non poteva nemmeno bere un sorso d'acqua. La sua borraccia era rimasta nella caverna. L'unica fischetta d'acqua era sulla cinta del corriere. Desiderava strapparglielo di dosso e berla tutta d'un sorso. Lo desiderava con tutte le sue forze ma, non poteva. Era ancora lucido da capire che sarebbe finita male. Poteva anche chiederlo gentilmente, ma non avrebbe ricevuto niente di sicuro, così rimase zitto.

    Lungo le pareti del Canyon, strane dipinti si su seguivano uno dopo l'altro. Il corriere li riconobbe subito, Great Khan; un popolo guerriero dedito al saccheggio e alla razzia, oltre ad essere i più grandi produttori di droghe di tutto il Mojave. Conosciuti per la loro aggressività, impulsività e i brutali riti di iniziazione. Tuttavia, non sono ostili con i nuovi arrivati, ma qui la situazione era ben diversa.

    Dopo la sconfitta della Legione di Cesar a Hoover dam. I Great Khan stipularono una debole pace con l'RNC, che furono in seguito traditi. L'RNC lanciò un attacco a sorpresa contro l'accampamento situato a Red Rock, distruggendo e massacrando tutti. Papa Khan, leader dei Great Khan, nonché fondatore di quest'ultimi, venne giustiziato e il suo corpo dato impasto agli avvoltoi. I pochi superstiti rimasti, fuggirono verso Zion; una regione miracolosamente scampata alle elevate radiazioni che avevano devastato le regioni circostanti. Non era ben chiaro come avessero trovato il passaggio per quella terra dorata, nemmeno il Corriere sapeva darsi una risposta. Mesi dopo, alcuni Great Khan, ritornarono nel Mojave, compiendo razzie e sopratutto, uccidendo i soldati dell'RNC e riuscendo persino a distruggere qualche avamposto isolato. Fu la sete di vendetta la sola cosa che mandò avanti questo popolo, ormai decimato e costretto a vivere nascosto tra le sontuose e spettacolari paesaggi di Zion. Il corriere però, pensò che dietro a tutto questo ci fosse lo zampino di Joshua Graham, ma non avendo prove al riguardo e conoscendo quest'ultimo, lasciò perdere questa ipotesi un po' troppo contorta.

    Il corriere si fermò un momento e si guardò attorno. Dalle pendici più alte delle rocce, non c'era niente. Nessuna presenza. Era da lì che i Khan, in passato, scrutavano nascosti chi entrava nel loro territorio, per poi decidere come comportarsi. Forse il massacro di Red Rock, avvenuto mesi a dietro, era diventato un suolo oscuro per i Great Khan o forse, troppo sacro. Fatto sta che il Corriere non percepì nulla.

    Nel frattempo il dottore, che era rimasto di sasso, lo guardò stranito. Non sapeva neanche di trovarsi in un territorio che, se fosse giunto qui mesi fa, non ne sarebbe uscito vivo.

    << Cosa guardi? >> disse il dottore, guardando in alto verso le rocce.

    << Niente >> rispose il corriere << andiamo! >>

    I due si incamminarono lungo il sentiero, mentre il canyon diventò sempre più stretto e angusto. I disegni sulle pareti erano ormai svaniti da un pezzo, lasciando spazio al vento che, tetro, ululava attorno a loro.

    Svoltarono diversi vicoli e senza accorgersene, si ritrovarono davanti all'accampamento dei Great Khan o quello che ne rimase. Le tende in stile mongolo, le famose gers, erano ridotte in cenere. A distanza di mesi, l'aria era ancora impregnata di fumo e pelle bruciata, il ch'è inquietò non poco il corriere e il dottore. Le casupole che una volta appartenevano ai ranghi più elevati della comunità, erano stato distrutte e alcuni di esse erano in parte crollate. In mezzo alla palizzata di legno che formava un cerchio, situata al centro dell'accampamento in cui avvenivano i combattimenti e riti di iniziazione, c'era una montagna di cadaveri bruciati, uno sopra l'altro. La puzza proveniva proprio da lì. Il corriere rimase sconvolto da quel panorama terribile e disumano; come poteva l'RNC fare una cosa simile? Come potevano essere capaci di simile atrocità? Il dottore guardò la scena quasi con indifferenza. Come se per lui fosse del tutto normale.

    Sul livello della collina più alta, la casa di Papa Khan era stata bruciata. A pochi metri dell'entrata, c'era un cartello.

    "Le foreste a precedere le civiltà, i Deserti a seguire"

    Il corriere conosceva questa citazione; lo scrittore Chateaubriand. L'RNC aveva inciso questa frase come avvertimento o come ricordo di ciò che era successo qua? Forse era diretta ai superstiti Great Khan che, se fossero ritornati, avrebbero notato questa frase troneggiare su tutta la vallata del Canyon, come avvertimento o come scherno?

    Il Corriere si voltò e guardò l'intera vallata. D'un tratto, dietro alcune rocce, qualcosa si mosse rapido. Il Corriere poté percepirlo. Non erano più da soli. Fece cenno al dottore di rimanere fermo, ma quello non capì.

    << Ma che fai? >> disse il dottore confuso, guardando il Corriere che si abbassava.

    Il Corriere estrasse la 9mm e fece segno a quello di stare in silenzio. Ci fu un'altro movimento rapido, ma questa volta il Corriere riuscì a vederlo; Un uomo di carnagione mulatta, con una una lunga cresta castana e un giubbotto in pelle a maniche corte. Se ne stava in piedi, accanto a una casupola distrutta. Lo fissava senza dire e fare niente.

    Il dottore spaventato, guardò il Corriere. Questo nemmeno si degnò di uno sguardo. L'uomo con la cresta alzò lentamente le mani in alto. Il Corriere non capì cosa stesse facendo.

    << So chi sei, Corriere >> disse l'uomo con la cresta, mentre avanzava verso di loro << Hai avuto a che fare con i Great Khan in passato, non è vero? Hai lavorato per loro. Li hai aiutati a riprendersi dopo il disastro di Bittespring, ma alla fine... alla fine li hai abbandonati >>

    Il corriere puntò la 9mm all'altezza della testa dell'uomo << Io non ho abbandonato nessuno! >>

    << Lo hai fatto, Corriere >> rispose l'uomo che era a pochi passi da lui << Io ho visto tutto. Ero un di loro. Un Great Khan. Lo vedi questo questo stemma? >> l'uomo si volse, mostrando lo stemma dietro il giubbotto; un cranio con lunghi e sottili baffi, e in testa un copricapo mongolo con delle grossa corna ai lati, che si piegavano fin su.

    << Lo hai visto, vero? >> continuò l'uomo, abbassando le mani e voltandosi, mentre il corriere strinse deciso la 9mm << Non mi hai neanche riconosciuto. Sono Regis. Ti ricordi di me, Corriere? >>

    << Regis?! >> disse il Corriere confuso, abbassando la 9mm. Come se avesse visto un fantasma << Non può essere... mi hanno detto che eri... eri morto... Papa Khan me lo disse >>

    Regis si fermò davanti al Corriere << Be', a dire il vero i Demoni ci avevano teso un agguato e il mio gruppo è stato ucciso >> Regis abbassò lo sguardo << Mi sono salvato solo perché ho perso i sensi. Una pallottola mi ha colpito proprio qui >> l'uomo mostrò la ferita che aveva a sinistra del braccio, sotto il deltoide << Ricordo solo che ci stavamo difendendo vicino a delle rocce. Poi buio totale >>

    Il Corriere sapeva della squadra di Regis e di come erano morti, ma detta da lui, la storia assunse un altro angolatura. Vedere lo sguardo di Regis, riempirsi di lacrime, non fu un bello spettacolo.

    << Dimmi, Corriere >> ringhiò Regis << Perché non ci hai aiutato? Perché non ci hai avvertito dell'intenzioni dell'RNC di sterminarci tutti? Perché? >>

    << Come potevo saperlo? >> rispose il corriere confuso << Non sono uno di loro. Ho soltanto aiutato l'RNC a prendere il controllo del Mojave e poi, se non ricordo male, avevate un patto con loro >>

    << Avevamo >> sottolineò Regis, dando le spalle al corriere e guardando verso le macerie dell'accampamento << Hanno distrutto tutto... Ucciso intere famiglie... donne, bambini, vecchi... Tutti morti... E che dire di Mira... >> Regis abbassò lo sguardo << Gli hanno sparato in testa... davanti ai miei occhi... >>

    << Mi spiace, Regis... >> disse il Corriere, aggrottando le sopracciglia << Scusa se te lo chiedo. Ma come ti sei salvato? >>

    << Non mi crederesti mai... >> rispose Regis, voltandosi verso il corriere.

    << Provaci >> disse il Corriere.

    Regis adorava le avventure del Corriere. Quando questo si fermava a Red Rock, Regis era il primo a mettersi seduto e ad ascoltarlo. Per lui era un idolo.

    << Un supermutante ha fatto breccia tra le difese dell'RNC >> rispose Regis, indicando l'entrata del posto << Subito dopo ho sentito degli spari. Quasi tutti i soldati sono corsi verso l'entrata, ma oltre i suoni delle mitragliatrici, sentii delle grida di dolore. Forse non mi crederai, ma ho visto due soldati volar via a più di quattro metri da terra. Qualcuno li stava lanciando in aria >> Regis fece un pausa e diede le spalle al corriere. Poi fece qualche passo davanti a sé.

    << Aspetta un attimo >> disse il Corriere -che non capì gli eventi della storia, in quanto troppo confusi- << Tu dov'eri? >>

    D'un tratto, il dottore comparve da dietro. Regis si voltò di scatto, puntando il suo mitra verso di lui.

    << Ehi, ehi, calmati Regis >> esclamò il Corriere, mettendosi davanti al dottore. Questo rimase paralizzato dalla paura, mentre Regis serrò gli occhi.

    << Conosco questo tipo... >> rispose Regis, scrutando il Dottore da capo a piede << Si... questo figlio di puttana era qui durante l'attacco! L'ho visto prelevare campioni di sangue dai cadaveri dei miei amici. TI AMMAZZO FIGLIO DI PUTTANA! >> Regis mirò alla testa dell'uomo, ma il Corriere, con gran sorpresa di questo, gli diede un pugno in faccia, facendolo rovinare per terra. Anche il mitra cadde e il Corriere l'afferrò veloce.

    << Ma che... >> rispose Regis frastornato, toccandosi il labbro con la mano.

    << Non puoi ucciderlo >> disse il Corriere << Non ora almeno. Lui mi serve vivo >>

    << Ti serve vivo? Per cosa? >> Regis era confuso.

    << E' una lunga storia. Te la racconterò in un secondo momento >> rispose il Corriere << Ma tu devi dirmi ancora come hai fatto a sopravvivere? >>

    << Quel supermutante mi ha aiutato >> disse Regis, mentre il Corriere li tese una mano e lo aiutò ad alzarsi da terra << Quando ha ucciso i soldati, si è diretto verso di me. Era fuori di sé. Gridava; "uomini neri" o "caschi neri" una cosa del genere. Io ero l'unico a non essere stato giustiziato, ma quando mi vide, si fermò >> Regis indicò il punto esatto dell'incontro << Non so cosa gli passasse per la testa, ma mi fissò a lungo. Poco dopo disse qualcosa del tipo: "umano buono, umano amico" e mi liberò, ma cinque minuti dopo cambiò letteralmente idea. Voleva uccidermi >>

    Al corriere venne in mente solo un supermutante; Morpheus. Solo lui era in grado di dire quelle semplici parole. Voleva crederci con tutto il cuore che fosse proprio lui.

    << Come si chiamava? >> domandò il Corriere.

    << Morpheus... credo... >> rispose Regis perplesso.

    << Morpheus, dannazione! >> disse il Corriere felice << Dov'è ora? >>

    << Lo conosci? >> chiese Regis stranito.

    << Si, ma non c'è tempo per le storie. Dov'è ora? >>

    << Non lo so >> rispose Regis ancora più confuso di prima << Ha detto che doveva liberare i suoi amici. Però prima doveva salvare una donna imprigionata in una casa abbandonata o una cosa del genere. A dir la verità non ho capito molto. Parlava fra sè in modo confuso >>

    << Grazie, Regis. Grazie davvero >> disse il corriere felice, consegnandogli di nuovo il mitra tra le mani << So dove si è diretto. Noi stiamo andando nella stessa direzione >>

    << Ma vuoi dirmi che diavolo succede? >> rispose Regis.

    << Okay, ti accennò qualcosa >> disse il corriere.

    Il Corriere raccontò tutta la sua odissea, da Novac alla caverna dei Lakelurk, fino ad ora. Regis rimase stupito e senza parole dalle rocambolesche avventure dell'uomo. Le adorava.

    Nel frattempo il Dottore setacciò gli oscuri meandri della sua mente, in cerca di un ricordo collegato a questo posto, ma senza risultato. Vuoto mentale. Niente riaffiorì dalle sue subdole cervella. Forse Regis si era sbagliato al riguardo.

    << Posso farti una domanda? >> disse il dottore cauto a Regis - una volta che il Corriere ebbe finito di raccontargli la storia. -

    << E' meglio per te che non mi parli! >> ringhiò Regis, serrando gli occhi.

    << Come fai a ricordati di me, se non sono mai stato qui? >> chiese il Dottore, senza accorgersi di avergli posto una domanda.

    << Come faccio a saperlo?! Come faccio a saperlo?! >> Regis si mosse minaccioso verso il dottore, ma il Corriere lo fermò.

    << Calmati, Regis >> disse l'uomo << Cerca di stare calmo. Fallo per me >>

    Regis cercò di calmarsi, respirando e espirando profondamente, poi aggiunse << Ricordo perfettamente la tua testa di cazzo! Ricordo quei vestiti! Ricordo tutto perfettamente! Quindi non venirmi a dire che non sei mai stato qui! >>

    Il dottore rimase stupito << Forse hai visto il mio gemello, ecco perché. Si chiama Nicolas >> si avvicinò a Regis con gli occhi sgranati << E' vivo? dov'è ora? >>

    Regis lo guardò confuso, non stava capendo più niente da tutta questa storia. Era tutto surreale e strano << Sono morti tutti >> rispose infine.

    D'un tratto il Dottore indietreggiò lentamente, guardandosi attorno << Dov'è..? Dove si trova..? >> mentre alcune lacrime scalfirono lentamente il suo paffuto viso.

    Regis indicò il posto, senza dire niente. Il Corriere rimase ammutolito.

    Il Dottore scese veloce il dirupo, rischiando di perdere l'equilibrio e di rotolare giù per diversi metri. Ma per fortuna riuscì ad arrivare tutto intero. Percorse diversi metri, prima di ritrovarsi davanti a una montagna di cadaveri. Tutti Great Khan. Voltandosi verso sinistra, vide i corpi dei soldati. Corse verso quelli, esaminando tutte le sagome, finché non si ritrovò a pochi passi dal fratello.

    Era appoggiato di schiena alla roccia, con il volto ricoperto di sangue. Vicino alla mano un paio di occhiali rotti e un documento. Il dottore toccò il viso del fratello, lisciandolo delicato con le dita << Finalmente sei morto, cocco di papà! Chi è il migliore, eh?! IO! Sono sempre stato IO il migliore, ma tu sei sempre stato il prediletto di papà. Be', ora lo sarò io! Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento! Che qualcuno ti ammazzasse! >> il dottore si volse verso il documento, afferrandolo e agitandolo in mano << Scommetto che mi hai lasciato qualcosa eh, fratellone... qualche arma in un nascondiglio segreto o qualcosa del genere... Lo so, lo so >> sbuffò il dottore, guardando il viso senza vita di Nicolas. Occhi e bocca aperta << Mi hai sempre voluto bene. Mi hai sempre accontentato in ogni mio capriccio quando papà non c'era, ma ti ho sempre odiato! Non ti sopportavo! Eri troppo perfetto, ma ora... ora non più! >> Il dottore rimase in silenzio, scoppiando infine in una grassa risata, che faticò a smorzare.

    D'un tratto sentì qualcuno alle sue spalle.

    << Tu! >> disse una voce profonda e cavernicola dietro di lui << Tu! Umano cattivo! Amico cattivo! >>

    Il dottore si volse di scatto. Dall'alto, gli arrivò una mazzata di Rebar Club che gli spappolò il cranio.

    << Umano Cattivo! Umano cattivo! >> Morpheus gridò a squarcia gola, infierendo sul corpo senza vita del dottore.

    Il Corriere corse verso la direzione delle urla, impugnando il machete. Regis lo seguì con il suo mitra. Una volta là, del corpo del dottore non rimase nient'altro che brandelli sparsi qua e la in una pozza di sangue. Morpheus era poco più lontano, con in mano la testa del dottore o quello che ne rimase.

    << E lui! >> Gridò Regis, puntando il mitra verso questo. Il Corriere delicato, poggiò la mano sulla canna dell'arma. Regis abbassò il mitra, guardandolo stranito.

    Nel frattempo, Morpheus si volse verso il Corriere. Rimase immobile, squadrando l'uomo e inclinando la testa da un lato, poi spalancò gli occhi dalla felicità e lanciò in aria la testa del dottore.

    << Amico buono! >> urlò il supermutante euforico, catapultandosi goffamente verso il corriere, mentre i suoi scarponi alzarono in aria, fumi di polvere.

    Morpheus abbracciò il Corriere, sollevandolo in aria.

    << M-mi stai stri-ittol-lando... >> disse l'uomo con voce smorzata.

    Il supermutante mollò lievemente la prese << Morpheus non vuole fare male. Tu umano buono. Tu fratello per Morpheus >> disse mettendo a terra il Corriere con cura.

    << Sono felice quanto te nel rivederti in vita, Morpheus >> rispose l'uomo, mettendogli una mano sul possente braccio, all'altezza della scapola.

    Addio ricompensa pensò fra sé il corriere. Aveva tenuto in vita il Dottore per essere pagato, ma invece Morpheus gli aveva anticipato il biglietto di sola andata per l'inferno. Sempre se esistesse ancora un inferno o se l'inferno fosse già qui dalla grande guerra.

    << Ma che cazzo sta succedendo?! >> si intromise Regis, confuso e quasi disorientato << Conosci questo supermutante? >>

    Morpheus ringhiò << Tu umano cattivo! Morpheus uccidere te! Tu eri con caschi neri >> il supermutante stava impugnando il rebar club quando il corriere lo fermò.

    << E' tutto apposto, Morpheus. Lui è un mio amico. Non è cattivo >> disse il Corriere, per poi voltarsi verso Regis aggiungendo << Lui non è come gli altri supermutanti. Non odia tutti gli umani, anzi, lui stesso sa di essere un umano, non è vero Morpheus? >> il corriere si volse verso quello, sorridendogli.

    << Morpheus umano! >> rispose fiero, puntando i piedi.

    << Vedi, non so spiegarti il perché; ma io e lui abbiamo un legame molto forte. Ci capiamo >> continuò il Corriere << Ora non so perché abbia ucciso tutti, ma non credo abbia fatto del male ai tuoi compagni >>

    << Morpheus uccidere caschi neri! Dove sono?! >> ringhiò Morpheus, guardandosi attorno infuriato.

    << Calmati, Morpheus. Non c'è nessun casco nero. Sei al sicuro >> disse il Corriere, dandogli una pacca sulla spalla.

    << Corriere rende sereno Morpheus >> rispose assumendo l'espressione di un bambino.

    << Okay, forse ho capito >> aggiunse Regis, guardando con riluttanza il supermutante << L'hai trovato in un Vault? E' un aborto di qualche esperimento fallito? Come fa a dire che è umano? Non vede che non lo è?! >> puntò il dito verso quello.

    << Morpheus molto arrabbiato! >> il supermutante impugnò la rebar club e sferrò un colpo verso Regis, che deviò miracolosamente. Morpheus continuò a sferrare attacchi, ma Regis li scansò agilmente, correndo infine su delle rocce, per sfuggire alla sua furia.

    << Cazzo! >> imprecò il Corriere << Non c'è l'ha con te, Morpheus! Tu sei un umano! Si riferiva a un supermutante molto cattivo che viveva sulle montagne! >>

    Morpheus si calmò di colpo << Supermutanti cattivi! Morpheus non è supermutante... Morpheus umano buono... >> si rannicchiò per terra, singhiozzando, mentre Regis ne approfittò per prendere il suo mitra e puntarglielo contro. Partì un colpo.

    Regis guardò incredulo le sue mani. Senza accorgersene, il suo mitra era volato via. Il Corriere restò lì, con la .9mm puntata verso di lui e la canna fumante.

    << Ma... >> disse Regis incredulo. Non capiva come avesse fatto il Corriere ad estrarre rapidamente l'arma e disarmarlo con un proiettile, perlopiù sparato in un millesimo di secondo senza prendere la mira.

    << Ora te ne stai buono, Regis! >> esclamò il Corriere serio, serrando gli occhi.

    Regis ne fu intimorito.

    << Morpheus non vuole fare male... >> disse il supermutante, dondolando avanti e indietro con il busto, stringendo le braccia attorno alle ginocchia.

    << Va tutto bene, Morpheus >> rispose il corriere, avvicinandosi a lui e posando una mano sulla sua spalla << Ora ascoltami. Ho bisogno di te. Ho bisogno del tuo aiuto. Vuoi aiutarmi a liberare Ginevra? >>

    Morpheus si volse di scatto << Morpheus è qui per Ginevra... Morpheus uccidere caschi neri per trovare Ginevra... >>

    << Ginevra non si trova qui >> rispose il Corriere, mentre Morpheus si alzò da terra << So dove la tengono prigioniera, ma ho bisogno del tuo aiuto per liberarla. Ho bisogno di te, Morpheus. Promettimi che manterrai la calma se la situazione diventerà difficile? >>

    << Morpheus lo giura. Morpheus buono e calmo >> annuì il supermutante con il capo.

    Lasciarono alle spalle le macerie dell'accampamento e proseguirono verso ovest. Regis rimase in silenzio per tutto il percorso. Morpheus si guardò attorno spaesato e stupito, come un bambino rapito da un mondo fatto di sogni e magie. Il Corriere in testa al gruppo, batteva i sentieri e di tanto in tanto controllava la zona da qualche dirupo.

    Scesero alcune dune sabbiose, alternate da massi rocciosi. Non c'era una vera e propria strada da seguire, poiché erano quasi tutti vicoli ciechi. Il canyon dava filo da torcere persino al Corriere che ormai era un esperto viaggiatore. Svoltando diverse pareti rocciose, stradine intricate e strette, arrivarono in cima a un ampio dirupo.

    Il Corriere guardò il territorio. In lontananza, vicino a una baracca messa in piedi con ferro arrugginito e altra robaccia, intravide un gruppetto di uomini. Una decina in tutto. Si erano accampati lì. Forse era il loro rifugio o qualcosa di simile.

    << Demoni! >> disse Regis, avvicinandosi al Corriere.

    << Morpheus vuole uccidere drogati >> esclamò il supermutante euforico, brandendo in aria la Rebar Club.

    << Concordo! >> disse Regis serio, impugnando il suo mitra.

    << Allora faremo un favore alla gente che vive nei paraggi >> concluse il Corriere.

    Scesero il dirupo, avvicinandosi di soppiatto alla baracca. Si misero dietro una parete rocciosa, dopodiché Regis, avanzò dal lato destro, mentre Morpheus rimase lì. Il Corriere coprì il lato sinistro, strisciando silenzioso come un serpente a sonagli prebellico.

    I demoni, ignari di quanto stesse per accadere, se ne stavano seduti su delle cianfrusaglie, attorno ad un fuocherello da campo spento. Ma prima che il gruppo poté attaccare, il Corriere udì delle parole.

    << Non mi frega un cazzo! >> disse un demone con una lunga barba grigia; occhi rossi sangue e viso infossato << Abbiamo già perso metà carico di Jet per colpa dell'RNC. I Great Khan sono stati distrutti mesi fa e non abbiamo più un fornitore o qualcuno a cui rubare la droga. Io non c'è la faccio più! Devo farmi! Mi sento troppo debole. TROPPO! >> concluse la frase, entrando in delirio, mentre alcuni di quelli tentarono di calmarlo.

    << L'RNC vuole distruggerci >> rispose un demone calvo, alzandosi in piedi << hanno distrutto i Great Khan per farci fuori. Siamo diventati una spina nel fianco per quei bastardi! Farebbero di tutto per levarci di mezzo per sempre >> il demone fece una pausa teatrale, mentre gli altri si guardarono tra loro, approvando le sue parole. Vedendo ciò, continuò << Sapete dei Macellai, vero?! Dovete sapere che l'RNC ha troppo problemi a cui pensare. Sta cercando di risolverli tutti in un colpo solo. Questi fantomatici Macellai sono una minaccia grande quanto lo era la legione di Cesar. Hanno pensato prima di sradicare i mali minori, cioè, noi. E infine, dedicare tutte le loro forze contro i Macellai. Non credete che la distruzione dei Great Khan fosse proprio quella di indebolirci? Siamo troppo potenti! Siamo i numeri uno! >>

    << Si hai ragione >>

    << Non ci avevo pensato >>

    << Ci vogliono tutti morti perché siamo forti! >> erano alcune delle tante parole che i Demoni gridavano entusiasti in quel momento, elogiando il discorso del Demone calvo.

    Il Corriere, che era rimasta nascosto tra alcuni sassi, si rese conto dei danni al cervello prodotto dalle droghe. Le loro cervella erano del tutto fritte; paranoia e complottismo, avevano alterato la loro realtà. Ma per l'RNC, i Demoni non erano altro che letame prodotto dal Mojave. Non contavano nulla. Ma su una cosa avevano ragione; L'RNC si stava davvero preparando a scatenare tutta la sua forza contro i Macellai, ma quello che non sapevano però, e che i Macellai non esistevano più.

    Il demone calvo intraprese un altro discorso pomposo. Sembrava aver preso gusto nel sentirsi considerato e aver tutto per sé, l'attenzione dei suo compagni. Ma i Demoni non erano famosi per le rimpatriate di gruppo, progetti a lungo termine e tutte quei generi di cose, poiché non facevano mai quello che dicevano. Tempo un'ora e tutti si sarebbero scordati delle parole del Demone calvo, entrando da prima in ansia, poi in panico e infine, in preda ai deliri, sarebbero andati a zonzo in cerca di una dose. Alcuni si ammazzavano tra loro quando trovavano med-x, jet o altra roba.

    Il Corriere si volse verso Regis, roteando il braccio in aria, dopodiché ripeté lo stesso gesto a Morpheus. Questo fu il primo a sferrare l'attacco, balzando da sopra un grande masso e atterrando a pochi passi dalla baracca. I Demoni guardarono per un attimo confusi il Supermutante, non capendo cosa stesse succedendo. Poi estrassero le loro armi e spararono. Il Corriere e Regis, attaccarono all'unisono, mentre Morpheus fracassò i crani con la rebar club e face volare i Demoni da ogni dove. Lo scontro durò poco più di venti secondi. Furono praticamente spazzati via senza alcuna difficoltà.

    << Morpheus ha fatto una buona azione! >> gridò al cielo, alzando la sua rebar club.

    << Non dirmi che sei un fanatico del Karma? >> Sbuffò Regis.

    Il supermutante si volse verso l'uomo << Morpheus fa buone azioni per trovare caschi neri >>

    Regis scosse la testa, smorzando la risata che nascose con la mano.

    << Le buone azioni portano sempre buoni eventi >> disse il Corriere, sorridendo al supermutante.

    Morpheus annuì felice come un bambino.

    Fecero un veloce sopraluogo della baracca. Il Corriere entrò per primo, seguito da Regis, mentre Morpheus rimase fuori di guardia. All'interno, oltre a un tavolo rotto e delle sedie ribaltate, non c'era nulla. Vicino l'angolo della stanza, Regis trovò una scatola metallica nascosta sotto un telo nero e la indicò al Corriere.

    << Potrebbe essere una trappola >> disse quest'ultimo.

    << Allora vediamo se c'è un innesco >>

    I due ispezionarono attentamente la scatola, cercando dei fili conduttori, ma non trovarono niente. Infine, Regis l'aprì. All'interno; 12 munizioni .9mm, un libro: racconti di un venditore di carne di Junktown, una palla da baseball e un nota. Regis la prese e la fece vedere al Corriere. Poi la lesse ad alta voce.

    "Folle! Sono folle! Folle! Ho bisogno di Med-x! Le mie vene si stanno prosciugando... Le sento seccarsi in tutto il corpo... le mie braccia... non sento più le braccia... riesco solo a scrivere... ma... ma se scrivo... se scrivo vuol dire che non si seccano?! D-devo... devo dirlo agli altri!"

    Regis guardò per un momento il Corriere e infine risero.

    << Tutto avrei creduto >> disse Regis, stropicciando la nota in mano << Ma no che fossero più stupidi dei supermutanti >> infine la buttò per terra.

    << C'è sempre una prima volta per tutto >> rise il Corriere.

    Uscirono dalla baracca, lasciando il contenuto nella scatola metallica. Morpheus appena li vide, gioì.

    << Morpheus felice! Qualche regalo per Morpheus? >> i suoi occhi si illuminarono di felicità.

    << Mi spiace, Morpheus >> rispose il Corriere << Ma non abbiamo trovato niente >>

    Morpheus si rattristì << Morpheus triste... molto triste... >

    << Non fare quel muso lungo >> aggiunse il Corriere, mettendogli una mano sulla spalla << Quando troveremo Ginevra, avrai tutti i regali che vorrai >>

    Morpheus sorrise contento come un bambino.

    Il gruppo si allontanò dalla baracca e imboccò il canyon. Un piccolo e timido fiumiciattolo sgorgava sotto le pareti rocciose di granito, cascando giù dal dirupo. Al di sotto, il fiume Colorado spuntava limpido e sereno all'orizzonte.

    Percorso due chilometri sotto il sole cocente. Gli intricati sentieri, affaticarono le gambe e le menti del gruppo. Le fronti, grondavano sudore come piccole gocce d'acqua cadute dal cielo.

    << Morpheus è stanco... >> disse; testa bassa e spalle ricurve << Morpheus vuole riposare cinque minuti... >> si fermò di colpo.

    << Non abbiamo tempo per questo, Morpheus >> rispose il Corriere, voltandosi verso di lui e continuando a camminare << Ginevra conta sul nostro aiuto >>

    D'un tratto Morpheus si rivitalizzò << Morpheus non lascia sola Ginevra! >>

    Regis lo guardò, ridendo sotto i denti, poi disse sarcastico al Corriere << Funziona a interruttore? Perché si accende e spegne a caso >>

    Il gruppo continuò lento, scendendo a valle. Un leggero venticello soffiò delicato e discontinuo sulle loro pelli, risollevando i loro animi.Massi di rocce irregolari e di diverse dimensioni, si ripeterono all'infinito. Al corriere pareva di girare in tondo.

    Diversi minuti dopo, sbucarono fuori dalla gola; Il terreno pianeggiante, poco collinoso e con qualche duna di sabbia, regalò a tutti un sospiro di sollievo. Una strada dall'asfalto rovinato, sbucava a destra, correndo sopra un ponte ceduto da un lato, che portava dritto a New Vegas. All'orizzonte, la torre del Lucky 38 troneggiava sui resti scheletrici della città.

    Finalmente erano usciti dal canyon infernale. In lontananza, nascosta tra alcune rocce sontuose, un piccola casa malandata. Non era ben visibile in un primo momento, a meno che, non si usciva dal canyon.

    Si avvicinarono di soppiatto, spostandosi da roccia in roccia, come gatti del deserto. In quel luogo regnava un tetro silenzio. Capitò di tanto in tanto, che Morpheus facesse rumore con i suoi passi goffi e pesanti, facendo rotolar giù alcuni sassolini. Ma nessuno si allertò. Sembrava che nei paraggi non ci fosse anima viva. Nessuna guardia. Niente di niente. Allorché il Corriere si alzò in piedi, con gran stupore di Regis.

    << Questo posto è abbandonato >> disse infine, facendo cenno agli altri di alzarsi.

    << Abbandonato? >> rispose Regis, confuso.

    << Non c'è nessuno. Guarda! >> Il corriere sparò un colpo in aria. Aspettarono qualche secondo, ma nessuno si fece vivo. Poi aggiunse << Non è sorvegliato >>

    << Forse sono scappati via? >>

    << Morpheus vuole liberare Ginevra! >> il Supermutante alzò in aria la rebar club e corse goffamente verso la casa, sollevando fumi di polvere dietro di sé. Gli altri lo seguirono.

    Morpheus con un colpo secco di rebar club, abbatté la porta che, cadendo a terra, sollevò in aria una piccola nube di polvere. Nell'entrata: un divano malridotto, un tavolino da salotto con una .9mm, una Glock e un mitra appoggiati su di esso. Le crepe correvano discontinue su alcuni muri della stanza. Vicino all'asse, la cui porta era assente, delle traccie di sangue coagulato portavano nell'altra stanza; La cucina.

    << Rimani di guardia, Morpheus >> disse il Corriere, facendo cenno a Regis di seguirlo.

    Il supermutante annuì come un bambino.

    Una volta in cucina, si ritrovarono davanti una pila di macellai morti, uno sopra l'altro. Pozze di sangue coagulato si facevano largo fino a toccare i muri. Diverse armi erano accatastate su un bancone. Un odore insopportabile trafisse i polmoni in un solo colpo. Odore di carne in putrefazione. Il Corriere si chinò verso un cadavere, spostandogli il viso. La faccia, scavata da un centinaio o più di larve, li diede la conferma. Erano morti da giorni o persino settimana. Un pensiero; Ginevra.

    Si alzò e guardò di sfuggita Regis. Infine, si diresse verso Morpheus.

    << Ispeziona la stanza, Morpheus >> poi si volse verso Regis che lo stava raggiungendo, confuso << Anche tu, Regis >>

    Il supermutante non fece domande, né annuì. Forse aveva capito...

    Un ansia incontrollabile assalì il Corriere. Strane sensazioni inquinarono i suoi pensieri. Le mani tremanti. Il respiro veloce e irregolare. Il cuore schizzò quasi dal petto. Non voleva e non poteva credere. Non poteva dar vita ai sui pensieri più negativi. Cercarono dappertutto, dalla cucina al soggiorno, fino al bagno. Nessuna traccia di Ginevra. Infine si riunirono. Solo un luogo era rimasto inesplorato; lo scantinato.

    Ad ogni passo, gli scalini di legno scricchiolarono rompendo il tetro silenzio fatto di ansie e preoccupazioni. Morpheus, che era l'ultimo nella fila, ruppe uno scalino e quasi non restò incastrato.

    << Aspettaci sopra, Morpheus. Fai la guardia in caso arrivi qualcuno o arrivi Ginevra >> tagliò corto il Corriere a metà gradino, sapendo fin da subito che il supermutante avrebbe ubbidito.

    Morpheus annuì e andò via.

    Il Corriere scese l'ultimo gradino e si guardò intorno. Al centro della stanza c'era una sedia di legno. Alla sinistra dei bidoni, casse e un tavolo da carpentiere. Alla destra, appoggiati sul muro, delle assi di legno con varie forme. Non c'era nessuna traccia di Ginevra e ne sangue per terra. A dritto, nella penombra, di fianco a una finestrella, c'era una gabbia recintata. Il corriere si avvicinò frettoloso, mentre il cuore li pulsò in gola. Accese la torcia dal suo Pip-boy e...

    D'un tratto, si sentì un rumore provenire dal piano di sopra. Dal soffitto si staccò una leggera polvere che danzò nell'aria putrefatta. Passi lenti si dirigevano verso lo scantinato. Regis sgattaiolò dietro un bidone che dava sui scalini. Il Corriere -intento a capire se ci fosse Ginevra dietro la recinzione- illuminò la gabbia, squarciando l'oscurità. Un Ghoul, se ne restava rannicchiando con la testa tra le ginocchia. Non appena il fasciò di luce lo illuminò interamente, quello si alzò di scatto e si lanciò sulla recinzione emettendo uno stridulo suono soffocato.

    Strinse le dita intorno alla recinzione. L'agitava per sradicarla a terra. Era un ghoul ferale. Forse l'ultimo superstite di ciò che ne restava di quei tagliateste. Ma non lo sapeva. Non poteva più saperlo. Il suo cervello era ormai andato. Non aveva più razionalità, ne emotività. Era stato inghiottito dagli abissi più profondi dell'istinto. Esso lo dominava in tutto e per tutto.

    Digrignò i denti sulla recinzione di ferro, tentando di mordere Il Corriere. L'uomo illuminò il volto del Ghoul. Quello si spostò infastidito, urlando e fuggendo verso il lato buio della gabbia. Era una donna. Vestiti logori. Lunghi capelli grigi caduti in più parti. Non era un macellaio. Eppure il Corriere in un primo momento lo credette.

    Si udì un click. Qualcuno aveva tolto la sicura dall'arma. Il Corriere si volse verso Regis, spegnendo la luce dal pip-boy. Regis puntava l'arma verso le scale. Qualcuno scendeva lentamente da esso. Il Corriere si avvicinò. Regis guardò prima lui e poi verso la scalinata. Il Corriere si fermò di colpo.

    ...Ginevra...

    I due si guardarono a lungo, tra l'espressione confusa di Regis che abbassò il mitra. I loro occhi parlarono lingue antiche. Il loro corpi si avvolsero l'un l'altro da un alchimia sconosciuta. Il loro cuore si riempì di sostanze magiche, astrali, universali. Ma continuarono a fissarsi. Estranei al mondo. Estranei al tutto.

    Lui fece un passo. Lei pure. Gli occhi arderono come fuoco greco. Nessuno distolse lo sguardo. Nessuno poté farne a meno. Lui fece un altro passo. Lei si scaraventò addosso, sprofondando nel suo abbraccio. I corpi si mischiarono e si unirono nell'anima. Non si sarebbero più distaccati. Niente e nessuno ne sarebbe stato capace.

    Si guardarono negli occhi. Intensi e profondi. Stretti l'un l'altra. Lui la baciò. Le labbra si abbissarono nell'ignoto e piacevole nirvana. Il cuore si perse in altre dimensioni e forme. Tutto scomparve. Tutto tacque.

    D'un tratto, con gran fracasso, qualcuno distrusse la scalinata e cascò al di sotto, ai piedi del gruppo.

    << Morpheus fatto la bua... >>

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    Vi ringrazio di aver letto la mia FanFiction e spero vivamente che vi sia piaciuta! Ho messo impegno e passione a scriverla. Un ringraziamento speciale va a chi mi ha supportato durante i capitoli scritti! GRAZIE MILLE!
     
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