LE CINQUE CITTÀ

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  1. Istituto
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    Capitolo 3: caccia spietata


    RICORDA CHE SE GUARDERAI TROPPO A LUNGO DENTRO UN'ABISSO ANCHE L'ABISSO VORRA' GUARDARE DENTRO DI TE



    Erano sei giorni che vagavano nella palude in cerca di quel maledetto deposito. Avevano l'acqua fino alle ginocchia, intorno a loro solo detriti, macerie e qualche rottame galleggiavano su quella gigantesca pozza stagnante intrisa di veleni e scorie. Ogni tanto la punta di un grattacielo spuntava dalla palude, come un grande obelisco che faceva da monito per tutti coloro che passavano di lì. Era giorno, eppure era buio come fosse notte e l'aria aveva un terribile colore giallo/verdastro. Indossavano delle maschere antigas e delle antiche tute per l'esplorazione di pianeti dal clima ostile. Strano scherzo del destino doverla usare proprio sulla terra, l'unico pianeta dove l'uomo aveva attecchito.

    Al comando c'era Mitchell, poi c'erano doc e Ying.

    Mitchell era sulla trentina. Capelli scuri, occhi nocciola e una grossa cicatrice in viso.
    Era armato di un fucile a pompa ad antimateria, non sarà stato pratico o veloce come un fucile laser, ma compensava con una potenza di fuoco micidiale.
    Lo chiamava martello, mentre la mitraglietta laser che portava al Fianco era falce.
    Non era uno dei migliori combattenti della resistenza, ma era un vero e proprio segugio, oltre che un abile cacciatore.
    Ying era una lavoratrice scappata dalla metropoli di Tokyo. Era abilissima nel combattimento ravvicinato, una vera e propria esperta di arti marziali.
    Era anche molto bella e carismatica. Molti dei ribelli facevano di tutto per finire a fare il turno di guardia con lei. Non questa volta. Nessuno voleva andare nelle paludi, nemmeno per lei.
    Doc era molto agitato. Non voleva uscire nelle paludi, ma era un ordine, è in guerra gli ordini non si discutono.

    -"Q-q-qui non c'è niente...torniamo indietro, non voglio farmi ammazzare" disse doc
    -"Cazzo doc, vuoi stare zitto? Se continui a gridare ci farai ammazzare tu"

    Il silenzio regnava in quella mefitica palude. Si stavano avvicinando a una piccola foresta. Gli alberi erano deformi, strani, ma soprattutto...morti.

    Improvvisamente Mitchell si fermò e fece cenno agli altri di far silenzio. Tirò su da terra una pagliuzza metallica che emanava una strana luce blu. Una fibra sintetica che compone tutte le armature corporative.

    -"Sono vicini" sussurrò Mitchell addentrandosi all'interno del boschetto.
    Si acquattarono a terra, immersi nel fango, e attivarono la tecnologia di occultamento.
    Dopo qualche minuto videro, in una radura, un piccolo complesso metallico nero di forma squadrata, intorno un gruppetto di soldati in assetto da guerra che pattugliavano la zona e un paio di altri all'interno di un campo atmosferico intorno ad un falò.
    Doc li avrebbe coperti dalla boscaglia con il suo fucile da cecchino, loro intanto avrebbero cercato di far sparire silenziosamente le pattuglie appena si addentravano tra gli alberi.
    Ying era piena d'odio per quei soldati, si divertiva ad ucciderli, tanto che Mitchell era preoccupato. La sensazione della lama che recideva il loro collo facendo zampillare a frotte il loro sangue, creando rigagnoli cremisi che lambivano il pavimento le creavano piacere e la galvanizzavano, spingendola a correre rischi sempre maggiori pur di ripetere quel gesto tanto efferato quanto piacevole.
    Lo sentiva in cuore suo che c'era qualcosa di sbagliato, ma era come se la voce dentro di lei che tentava di ricordarglielo venisse zittita, anzi, era come se si allontanasse sempre di più fino a divenire impercettibile.
    Doc intanto, stava aquattato tra i cespugli, con il suo fido fucile tra le mani, pronto a fare fuoco su quella feccia.
    Appena una delle sentille si spostava nella posizione migliore spostava la mira nella loro direzione e puntava verso di lei. Tratteneva il respiro, e premeva il grilletto. Il proiettile veloce, tanto da essere invisibile, fendeva l'aria è la nebbia, per poi schiantarsi nella testa del malcapitato facendola letteralmente a pezzi per l'impatto. Faceva sempre certo, era così bravo da riuscire a coordinarsi con gli altri, e la cosa gli piaceva, perché non si sentiva più un codardo, anzi, si sentiva un bravo soldato ligio al dovere.
    Si muovevano come ombre, distesi nel fango, silenziosi, strisciavano come vermi per prendere alle spalle i nemici. In meno di dieci minuti erano tutti morti. Tre uomini, male equipaggiati avevano ucciso un plotone di 23 soldati. Una domanda balenava dopo ogni vittoria nella testa di Mitchell, era sempre la stessa. Come?
    Finalmente avevano accesso alla base. Con grande sorpresa scoprirono che il piccolo parallelepipedo non era altro che un magazzino pieno di ogni sorta di arma, progetto e anche alcuni codici di decrittazione. A quanto pare la dea bendata era stata dalla loro parte, era molto tempo che non si faceva sentire...
    Accapparrarono più armi che potevano, tutti i progetti e i codici. Quegli idioti, evidentemente erano sicuri non ci fosse nessuno in superficie.
    Ora dovevano tornare, ma prima di partire decisero di lasciare un messaggio, uno di quelli che non lascino dubbi.
    Spogliarono tutti i cadaveri nemici e li decapitarono. Gettarono le teste nell'acquitrino e appesero i cadaveri deturpati a testa in giù agli alberi. Inoltre incisero la falce e il martello con i loro coltelli nei petti dei nemici e fecero saltare il magazzino. Il messaggio era chiaro, veniamo a prendervi.
    Continua...

    Edited by Istituto - 12/12/2017, 15:49
     
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    Perché postare se manca ancora una parte? Fai con calma, scrivi più cose assieme e poi pubblica: mica ti corre dietro qualcuno ;)

    Devo dire che l'inizio è molto buono (parlo delle prime 7 righe) però che l'aria è di un colore giallo-verdastro non si può leggere, semmai è una nebbia ad avere quel colore. Il resto è un insieme di descrizioni dei personaggi che sarebbe meglio diluire in più parti, esempio, Ying è un'esperta in combattimento ravvicinato? Mostralo.
     
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  3. Istituto
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    CITAZIONE (FGBDU @ 25/10/2017, 18:46) 
    Perché postare se manca ancora una parte? Fai con calma, scrivi più cose assieme e poi pubblica: mica ti corre dietro qualcuno ;)

    Devo dire che l'inizio è molto buono (parlo delle prime 7 righe) però che l'aria è di un colore giallo-verdastro non si può leggere, semmai è una nebbia ad avere quel colore. Il resto è un insieme di descrizioni dei personaggi che sarebbe meglio diluire in più parti, esempio, Ying è un'esperta in combattimento ravvicinato? Mostralo.

    avevo in mente una scena d'azione appena dopo lo spazio, però devo rifinirla prima di postare
     
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    Concordo con FG il toto :)
    La fretta è la madre dei peggiori disastri, per storpiare un po' qualche vecchio detto :asd:
    Non preoccuparti: scrivi pure tutto e poi pubblica un lungo pezzo
    Nessuno qui ha problemi a leggere pagine e pagine (memori dei post da 32 pagine di Word di "qualcuno", record tutt'ora imbattuto modestamente :asd: )

    Per il resto: FG ha ragione
    Si tratta di una tecnica narrativa che personalmente io adoro, ovvero lo "show don't tell" (di cui era anche stato scritto un piccolo manualetto, che dovrei cercare nel magazzino super segretissimo a cui hanno accesso solo gli amministratori e pochi eletti del forum :asd: )
    In sostanza: invece di dire cosa un personaggio è in grado di fare, semplicemente descrivilo mentre lo fa.
    Aiuta a rendere lo scritto molto più rapido, specialmente nelle scene d'azione, e permette al lettore di imprimersi bene nella memoria come un personaggio agisce (che è anche il riflesso di come pensa, molte volte).

    Ti faccio un esempio:

    CITAZIONE
    Il Colonnello Wolf era un cecchino fenomenale: da ebbro poteva colpire un bersaglio in movimento a mille metri senza usare un'ottica.

    CITAZIONE
    Wolf alzò la testa oltre il suo riparo. Sotto di lui i resti di un antico grattacielo di vetro che si ergeva per ottanta piani verso il cielo.
    In lontananza vide il suo bersaglio camminare lentamente in direzione della porta della base.
    Sorrise.
    «Nein potrebbe essere più facilen» si disse, afferrando la bottiglia di grappa che era posata al suo fianco e bevendone un lungo sorso.
    Sollevò l'elmetto con il pollice, in modo da non aver la visuale ostruita dalla visiera d'acciaio, e con uno scatto felino chiuse l'otturatore del suo Mauser.
    Fece scorrere la tacca di mira, fino alla linea dei mille metri, e puntò l'arma verso la città.
    Un secondo.
    Trattenne il respiro e tirò delicatamente il grilletto.
    Il botto risuonò per le vie della metropoli, e la massiccia palla da otto millimetri del fucile fendette quel chilometro d'aria schiantandosi sulla tempia del suo bersaglio.

    Ci metti molto di più, è vero, perché devi descrivere ogni azione, ma come vedi l'effetto della seconda descrizione è decisamente più "figo".
    Ed è anche un ottimo sistema per allungare il brodo: nel senso che non devi preoccuparti di essere sintetico.
    Prenditi il tempo di descrivere tutto quello che ritieni necessario nel modo migliore possibile :)

    E con questo me ne vado prima che mi arrivi una padella in testa :asd:
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    Parte 2, capitolo 1:

    N OMADI DEL DESERTO

    ”La fratellanza è, non v’è dubbio, la base d’ogni società, la condizione di ogni progresso”







    Era li, completamente solo in quella desolazione. Dove un tempo sorgevano lussureggianti foreste verdi, scorrevano fiumi, i più grandi del mondo, ora c'era deserto, chilometri di deserto. Penso si chiamasse Brasile quel paese, ma ormai ne restava ben poco, nemmeno il ricordo rimaneva, e si sa, dimenticare un nome o delle persone equivale ad ucciderle.
    Camminava solitario, con l'anima in spalla. Indossava un fazzoletto nero che gli copriva il viso, due occhialini neri per proteggere gli occhi da quel sole cocente che ti bruciava anche fin dentro le ossa. Portava indosso anche una giacca lunga e nera, che copriva la tunica, ovviamente nera, e sotto questi vestiti un giubbotto anti proiettile, modello h5-v20008 lo preservava dai proiettili e dai traumi. Era l'orgoglio dei corpi speciali corporativi, dell'elite nera. Lui raccontava, vantandosi anche, di come l'aveva strappata di dosso ad uno di quei bastardi prima di sgozzare lui e la sua famiglia. Non lo proteggeva soltanto dai colpi, ma anche dal caldo grazie alle criocelle in esso contenute.

    Vagava in quel niente, così desolato da opprimere chiunque. Legata al fianco sinistro c'era la rete con le teste dei nemici appena uccisi, ottimo strumento per incutere terrore nel nemico, se opportunamente posizionate. A destra invece il suo coltello, senza fodero era incastrato nella cintura e continuava a gocciolare. Goccioline cremisi scivolavano lungo la lama fino a cadere a terra, dove in meno di un secondo sparivano, assorbite da quella terra arida. Plic, plic. Era come ipnotizzato da quel suono, di gran lunga la cosa più interessante tra quelle dune monotone.
    All'orizzonte finalmente era apparsa. Libertalia, in tutto il suo splendore. Non era altro che un villaggio, difeso però dai temibili nomadi del deserto, i suoi fratelli. Così temibili che la corporazione stessa si guardava bene dal mettere piede la vicino.
    In due ore, poco più ci sarebbe arrivato.

    Finalmente tornava tra quelle familiari rovine che accoglievano i nomadi suoi fratelli. Al centro della cittadina si ergeva il monolito alla rivoluzione, un obelisco di pietra bianca che culminava con una gigantesca stella un tempo rossa, adesso poco più che bianca, come a voler ricordare che il tempo e il deserto l'avevano ferita, ma non uccisa.
    Per le strade non c'era nessuno, troppo caldo a quell'ora. Nessuno voleva farsi friggere dal sole, preferivano di gran lunga rifugiarsi nel fresco delle bianchissime case libertine. Il vento soffiava leggero, la sabbia volava di qua e di la, e camminava solo, come un angelo della morte in una città dei morti, la bandolera con i proiettili anti materia che luccicano al sole infuocato.
    Non si guardò in torno ne altro, si limitò a dirigersi spedito verso l'accampamento dei suoi compagni. Non era altro che un gruppo di tende disposte a cerchio che fungevano da prolungamento a delle casupole basse che si estendevano sotto terra per diversi metri. Era un bello spettacolo, almeno per quei tempi, non era mai eccessivamente lussuoso, ma sicuramente bellissimo, quella miriade di colori accesi, rosso, arancione e giallo, risaltavano parecchio nel deserto. C'erano poi le picche disposte attorno all'accampamento, grondanti di sangue sostenevano le teste mozzate dei comandanti nemici. Così elegante e così terrificante allo stesso tempo, quelle armi e quella seta così accostate colpivano qualunque viaggiatore.
    Fu subito accolto dai fratelli, che si complimentarono con lui per la splendida caccia. Erano in tre che gli stringevano la mano, che lo salutavano, persino lo abbracciavano. Uno prese il sacchetto con le teste e sparì dietro una tenda cremisi, un altro, con una tunica bianca sistemò un cuscino vicino al tavolino (i nomadi non usano le sedie, troppo ingombranti per gli spostamenti), e una volta seduto il terzo, che era il più anziano gli offrì una fiasca. Tondeggiante sul fondo con il collo alto una trentina di centimetri.
    “ah ah cazzo sei tornato ragazzo! Sinceramente non ci avrei scommesso un soldo !” Disse lasciandosi andare ad una sonora risata.

    Il ragazzo afferrò la bottiglia, la portò alla bocca e iniziò a tracannare.

    “che roba mi hai dato? Piscio? Pensavo che al mio ritorno avrei trovato un banchetto, donne e soprattutto dieci casse di spacca budella buono... Sai che c'è? Adesso piscio nella bottiglia e la lascio fuori, così tra una settimana puoi offrire la stessa cosa ad un altro idiota, che ne dici tarak?

    “Che ora devi prepararti, il rituale sta per cominciare...”

    Il rituale. Roba grossa, solo quando n'Dulik, il dio della guerra e della sovranità popolare voleva dire qualcosa veniva preparato.
    Sicuramente era onorato, pochi potevano vantarsi di poter parlare con il più importante dio del deserto. Non disse nulla, segui Tarak con aria solenne dentro una piccola casa. Sembrava piccola, ma soltanto perchè da fuori non si vedeva una scala che scendeva per molti metri nel terreno. Dopo essersi spogliato e aver impugnato un pugnale cerimoniale discese le umide scale di pietra fino a trovarsi in una grande stanza. Ai lati si estendeva una fila di colonne di pietra. I bordi erano rialzati rispetto alla vasca c'entrale piena di acqua che gli arrivava alle ginocchia. Risaltava al centro un altare di pietra quadrato con un corporativo legato che si contorceva in preda al terrore. Era nudo e ricoperto dai tipici tatuaggi tribali della sua tribù. Uno degli anziani che presenziavano la cerimonia gli porse un calice. Bevette l'amaro liquido tutto d'un fiato. Il rito stava per iniziare.
     
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  7. Ashwalker
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    Prima che ti comunichi le mie critiche, voglio che tu sappia che, anche se non mi hai quasi mai visto sul forum, passo periodicamente a leggere quel che viene postato, anche se di solito non ho voglia di scrivere io stesso; e che anche se avrò cose piuttosto graffianti da dire su quello che hai postato, non ho altro che stima per il tuo impegno e la tua energia, e sono sicuro che con la pratica, i tuoi post diventeranno qualcosa che io e tutti gli altri leggeremo con piacere.

    Ci sono tre cose che secondo me dovresti cambiare.

    La prima è il modo in cui scrivi: come facevo anche io all'inizio, si vede che ti metti alla tastiera quando ne hai voglia, scrivi di getto e posti. Fa piacere vedere questo entusiasmo, ma ti converrebbe non postare subito, e invece dormirci sopra e rileggere quelo che avevi scritto una seconda volta prima di postare: ti accorgerai facilmente di errori di ortografia e di frasi che sarebbe meglio ritoccare.

    La seconda è la tua tendenza a spiegare tutto. Nei seguenti casi, le parti in rosso descrivono informazioni o impressioni che sono già implicate dal resto del testo:
    CITAZIONE
    Era armato di un fucile a pompa ad antimateria, non sarà stato pratico o veloce come un fucile laser, ma compensava con una potenza di fuoco micidiale.

    sappiamo tutti cos'è un fucile a pompa.
    CITAZIONE
    Doc era molto agitato. Non voleva uscire nelle paludi, ma era un ordine, è in guerra gli ordini non si discutono.

    Certo che ci va per dovere.
    CITAZIONE
    Appena una delle sentille si spostava nella posizione migliore spostava la mira nella loro direzione e puntava verso di lei. Tratteneva il respiro, e premeva il grilletto. Il proiettile veloce, tanto da essere invisibile, fendeva l'aria è la nebbia, per poi schiantarsi nella testa del malcapitato facendola letteralmente a pezzi per l'impatto. Faceva sempre certo, era così bravo da riuscire a coordinarsi con gli altri, e la cosa gli piaceva, perché non si sentiva più un codardo, anzi, si sentiva un bravo soldato ligio al dovere.

    Siccome hai già detto che doc è normalmente timido e pauroso, l'improvviso cambiamento in un efficiente assassino è sufficente a informarci che in questo caso egli si trova a suo agio. Inoltre, la parte in blu è completamente ridondante: sappiamo tutti come funzionano i proiettili
    CITAZIONE
    Legata al fianco sinistro c'era la rete con le teste dei nemici appena uccisi, ottimo strumento per incutere terrore nel nemico, se opportunamente posizionate.

    Nel post precedente hai già fatto vedere che la resistenza mutila e profana i cadaveri per questo scopo: non serve ripeterlo.
    CITAZIONE
    Al centro della cittadina si ergeva il monolito alla rivoluzione, un obelisco di pietra bianca che culminava con una gigantesca stella un tempo rossa, adesso poco più che bianca, come a voler ricordare che il tempo e il deserto l'avevano ferita, ma non uccisa.

    Hai già detto esplicitamente che la resistenza è alle corde, e anche se così non fosse, l tarscuratezza di questo importante monumento già comunica che la resistenza è viva ma indebolita.
    CITAZIONE
    Non si guardò in torno ne altro, si limitò a dirigersi spedito verso l'accampamento dei suoi compagni. Non era altro che un gruppo di tende disposte a cerchio che fungevano da prolungamento a delle casupole basse che si estendevano sotto terra per diversi metri. Era un bello spettacolo, almeno per quei tempi, non era mai eccessivamente lussuoso, ma sicuramente bellissimo, quella miriade di colori accesi, rosso, arancione e giallo, risaltavano parecchio nel deserto.

    Hai già descritto l'atmosfera frugale e trascurata della città, e hai già detto che questa traccia di colore sembra bella al protagonista.

    La terza riguarda solo l'ultima aggiunta alla storia: quale spiegazione hai per il fatto che dei comunisti adorino un dio? E' totalmente antitetico alla loro filosofia politica.
     
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  8. Istituto
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    Ci sarei arrivato dopo, quelli comunisti sono quelli delle città, i nomadi invece hanno preso i principi di uguaglianza, di assenza della proprietà privata e gli anno aggiunti a quella strana religione, ci sarei arrivato comunque
     
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    Istituto, ma l'ultimo pezzo che hai postato è una parte aggiuntiva del primo capitolo? In tal caso sarebbe meglio riorganizzare tutto al primo post coi capitoli pubblicati, altrimenti non si capisce più niente... successivamente leggerò e giudicherò :)
     
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  10. Istituto
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    Praticamente il"libro" seguirà due filoni narrativi separati ma contemporanei, che si incontreranno più avanti.
    Da una parte c'è la ribellione degli altri post e dall'altra questi guerrieri del deserto. Pensavo di alternare dei momenti di uno e dell'altro
     
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    Adesso ho capito.
     
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